foto da Quotidiani locali
Qualcuno li manda al diavolo, con sfacciata maleducazione. Qualcun altro li ignora, senza nessun riguardo alla cortesia.
Ma la stragrande maggioranza dei padovani, degli studenti e dei turisti li ringrazia perché sono gli alfieri dell’ordine e della gentilezza sul Liston. Luciano Spolaore, 73 anni e Claudio Geretto, 63 anni sono due dei dieci – sette uomini e tre donne – vigilanti ausiliari in forze alla polizia municipale padovana.
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Il loro compito è fischiare a chi va in bici o sul monopattino da piazza Garibaldi a piazza Cavour, fino a palazzo Moroni, dove i mezzi devono essere condotti a mano. Poi controllano che le due ruote siano parcheggiate con ordine, che non ostruiscano i passaggi e non intralcino le strade; che i turisti o i neo laureati non sporchino (soprattutto durante i festeggiamenti).
A tutto questo si aggiunge un grande lavoro di informazione: i turisti riconoscono le pettorine gialle, si rivolgono a loro per indicazioni su una strada o un itinerario. E loro fanno del loro meglio, la mattina dalle 9 alle 12 e il pomeriggio dalle 15 alle 18 (da maggio dalle 16 alle 19).
Certo, d’inverno è molto freddo e d’estate bisogna fronteggiare l’afa, ma niente risulta difficile da mandar giù come la villania.
«Ho cominciato per arrotondare la pensione 9 anni fa e sono ancora qui», riferisce Luciano.
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«Va tutto bene finché non s’incontra il maleducato, che non ha età, non ha etnia, non ha religione: è uguale in tutto il mondo. Ci mandano a quel paese, ci fanno il dito medio e usano le parolacce al posto delle scuse. La zona più difficile è piazza Garibaldi, quella più semplice palazzo Moroni. Poi facciamo una passeggiata in via Roma e al Duomo. Una volta ero in via Santa Lucia e ho fischiato un giovane magrebino, lui ha offeso i miei genitori e io ho augurato le stesse cose ai suoi: voleva darmi una coltellata. Per fortuna sono usciti i negozianti e mi hanno aiutato, ma per alcuni giorni mi sono guardato le spalle».
A Claudio non è andata tanto meglio: «Il mio primo giorno ho trovato una persona morta per overdose davanti al Pam», ricorda «e pensare che ho iniziato per salvarmi dalla tristezza dopo la morte di mia moglie.
Sono nato in Svizzera, dove ho vissuto fino a 15 anni, sono madrelingua francese e mi fa piacere parlare con i turisti». Ma anche Luciano, che con le lingue è meno “ferrato” se la cava piuttosto bene: «Mi affido a Google traduttore», racconta, «una volta sono riuscito a parlare perfino con un coreano».
Alcuni aneddoti sono indimenticabili: «Una volta una signora», racconta Claudio, «mi disse: “Se lei fosse mio marito, le darei il veleno”. E io risposi: “Se lei fosse mia moglie, lo berrei”». E ancora: «Una signora portava un bambino molto piccolo sul manubrio della bici», racconta Luciano, «le ho detto che doveva farlo scendere, che era pericoloso. Mi ha risposto: “Sono un medico, se si rompe, lo aggiusto”».
Poi c’è il capitolo mea culpa, ricco di creatività: dalla signora che non scende dalla bici perché indossa i tacchi all’anziano che millanta operazioni articolari dell’ultimo minuto, fino a chi casca dalle nuvole: «Ma da quando non si può?», «Da più di vent’anni», assicurano i due ausiliari.
Il guadagno per il servizio va da 250 a 350 euro al mese e un aumento non guasterebbe. «Sul podio dei politici gentili, che salutano sempre», sottolineano Luciano e Claudio, «il sindaco è al primo posto, poi il vicesindaco Micalizzi e infine l’assessore alla sicurezza Bonavina. Il sindaco una volta ce lo siamo trovati al bar e ha pagato a tutti il caffè. Sarebbe bello ci aumentasse un pochino il compenso».