foto da Quotidiani locali
Senatore Carlo Calenda, lei torna a Nord Est per la campagna elettorale delle elezioni europee. Come si presenta Azione a questa tornata?
«Abbiamo presentato una squadra forte e competente. Nella circoscrizione Nord Est i nostri punti di forza sono Lara Bisin e Carlo Pasqualetto: la prima è una ex vicepresidente di Confindustria con master a Oxford ed è esperta in transizione ambientale, l’altro è un giovane imprenditore che investe nella transizione digitale. Io il Veneto ce l’ho particolarmente caro, ci vengo spesso, non solo in campagna elettorale».
Con quali propositi vorreste andare in Europa?
«L’Italia ha un problema molto semplice: siamo venticinquesimi su 27 in termini di influenza al Parlamento Europeo. Il motivo è molto semplice, mandiamo lì persone incompetenti che non sono mai uscite da casa loro e che ci vanno solo come premio di pensionamento. Noi invece abbiamo fatto una squadra con gente che ha lavorato e conosce i mercati internazionali. Huffington Post ha giudicato il programma di Azione quello più serio, tra tutti i partiti. Il resto, destra e sinistra, sono tutte cazzate».
Prego?
«Sono 30 anni che parliamo di destra e sinistra e decliniamo tutto in base a questo. Io dico: basta fare politica così. Parliamo di cose concrete. Diciamo, per esempio, che il piano di transizione ambientale è demenziale. Va rifatto completamente. Fatto com’è oggi spinge solo le imprese ad andare all’estero, lasciando lavoratori a piedi. Poi voglio anche dire che Azione è favorevole alla costruzione di un esercito europeo. Siamo di destra o di sinistra? Nessuna delle due, guardiamo al merito della questione».
Infrastrutture. Come giudica la situazione tra Veneto e Friuli Venezia Giulia?
«Gli imprenditori lo citano come primo problema del territorio. Bisogna fare di più. E bisogna fare di più anche dal punto di vista della formazione dei lavoratori. Ci sono intere aree senza saldaturisti. In Italia, nel complesso, abbiamo 550 mila posti di lavoro che non vengono coperti, e sono prevalentemente al Nord. Con Industria 4.0 abbiamo realizzato un Competence Center Triveneto ma bisogna rafforzarli».
Il Nord Est è anche un importante snodo per la circolazione delle merci. Come giudica il sistema dei portuale?
«Il problema sono le aree di collegamento, i cosiddetti retroporti. Io ho gestito società di logistica, quindi conosco bene la materia. Il potenziale di crescita è elevato ma servono interventi di valore. Anche gli Interporti di Padova e Verona funzionano bene ma sono semi pubblici, quindi non sempre seguono il mercato».
Quindi quali strategie metterebbe in pratica per i porti di Venezia e Trieste?
«Dico semplicemente che il porto del Nord Est non si decide a tavolino, quindi ben venga la competizione».
Immigrazione. Come gestirebbe i flussi al confine?
«Con rigorosi controlli. Bisogna interrompere le rotte illegali facendo accordi con i Paesi di transito. Poi però, quando sono qui, vanno regolarizzati. Chi trova un’occupazione deve venire formato e immesso legalmente sul mercato del lavoro. Altrimenti si creano le premesse per lavoro nero e criminalità».
Qual è la sua posizione sulla riforma dell’autonomia differenziata?
«Io penso sia una delle più grandi prese in giro alle spalle dei veneti. Quello che è stato votato non prevede un euro in meno di tasse. Inoltre prima bisogna finanziare i Lep, quindi non verrà mai fatta. Meloni ha dato un contentino a Salvini per fargli votare il premierato. Io penso che non ci arriveremo mai, è una cosa finta. Ribadisco, non c’è nessun capitolo che parli di tasse. C’è però un grande rischio all’orizzonte».
Quale?
«Tra le varie competenze c’è anche il trasporto di energia e gas. Io temo che tutto questo si possa trasformare in un gigantesco poltronificio per politici trombati. Del resto, è la storia delle regioni».
Se l’autonomia è così come dice, come mai il presidente Zaia, che lei in più occasioni ha ammesso di stimare, la persegue con questa convinzione?
«Perché Zaia fa il presidente di Regione e quindi vuole avere più poteri, più soldi da gestire e anche più poltronifici. Ma siamo sicuri che più potere coincida con una maggiore qualità dei servizi?».
A proposito di governatori, è d’accordo con l’abolizione dei limite dei mandati?
«Non me ne frega niente. Abbiamo la scuola a pezzi, i salari fermi da 30 anni, liste d’attesa infinite negli ospedali e ci occupiamo di terzo mandato, autonomia finta e premierato? Prima o poi i cittadini ci verranno a prendere a casa».
Che fine ha fatto il Terzo polo?
«Non c’è più per una regione che tutti gli italiani conoscevano, tranne me: Renzi non resiste all’impulso di fregare chiunque abbia a che fare con lui. Il Terzo polo ora è Azione». —