foto da Quotidiani locali
Montebello. «Una donna di cinquant’anni, che utilizzava la legge 104 per accudire un parente disabile. Per lei avevano deciso il trasferimento da Montebello della Battaglia a Serravalle Scrivia. Al di là dei costi della benzina, le sarebbe stato impossibile seguire quel parente».
È, questa, una delle due storie per le quali il Tribunale ha giudicato illegittimo il trasferimento di due dipendenti del Ristò, società che aveva un punto molto importante all’interno dell’Iper di Montebello, poi chiuso nel dicembre dello scorso anno. Il giudice, per la prima dipendente, ha deciso il reintegro immediato; per la seconda, pur valutando illegittimo il trasferimento, ha rimandato la decisione all’udienza fissata per i prossimi mesi. Questa lavoratrice, infatti, aveva ottenuto un rimborso spese che le scade a giugno.
Ma la storia del Ristò, dei collegamenti con l’Iper di Montebello e poi con la società Vera di Voghera, che risponde al numero di telefono che era del Ristò, è tanto complessa quanto esemplificativa delle difficoltà che stanno riscontrando i lavoratori della grande distribuzione organizzata. Lavoratori che la Filcams Cgil di Pavia ha tutelato dal primo momento. Nel luglio 2023, infatti, era stata deliberata la fusione tra Vera srl e Iper Montebello Spa, società facenti parte del medesimo gruppo. In seguito alla fusione, tutti i lavoratori del Ristorante Ristò avrebbero dovuto essere assorbiti presso l’ipermercato, senza modifiche al rapporto di lavoro. In realtà, non per tutti è andata così.
«Già mesi prima si sapeva della fusione, perché i lavoratori del Ristò ricevevano i bonifici da Iper di Montebello – racconta Caterina Cavarretta, di Filcams Pavia, che con la segretaria generale del sindacato Simona Lupaccini ha seguito la vicenda – ma alle nostre osservazioni è stato risposto che non era vero. E invece...».
Invece, succede che Ristò chiude i battenti. È il 2 dicembre 2023 e tutti i 15 dipendenti ricevono l’annuncio. «Dei 15 dipendenti, solo 5 sono stati effettivamente ricollocati nell’ipermercato, come previsto dalla legge – spiega la Filcams Cgil – Altri 5, prima si sono dimessi, e poi sono stati assunti da Iper con contratti a termine della durata di dodici mesi. Questi, si legge nell’ordinanza, si trovano ancora oggi in una situazione di precarietà e instabilità; ed è ragionevole pensare che si siano adattati a dimettersi proprio per conservare il posto di lavoro. Gli ultimi 5 sono stati trasferiti». Tra questi, appunto, le due donne che hanno presentato ricorso al giudice del lavoro e che hanno ottenuto, almeno fino ad ora, soddisfazione. Alla Ristò-Vera abbiamo chiesto di commentare la notizia, ma non ha mai risposto.