foto da Quotidiani locali
«Il mio indirizzo è la mia pec, non riconosco la legge italiana: non voglio nessun avvocato e voglio difendermi da solo». Il giudizio non sarà propriamente giuridico, ma se ne sentono davvero di tutti i colori nelle aule di giustizia del Tribunale di Venezia.
Anche che un 44enne formalmente senza fissa dimora - ma che risulta abitare con gli anziani genitori ad Arzignano - venga arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, con l’accusa di aver aggredito a calci e spinte due agenti della Polizia locale, e che davanti al giudice Enrico Ciampaglia che deve decidere sulla convalida del suo arresto, chieda la parola non per difendersi, ma per dichiarare tutto il suo spregio nei confronti della legge italiana. E, anzi, dell’Italia.
«La cittadinanza è un diritto e non un obbligo: si sceglie e io mi dichiaro apolide», ha detto l’uomo, ribadendo di non voler avere alcun legale a rappresentarlo. Cosa che però la legge italiana non prevede, tanto che lo difende d’ufficio l’avvocato Daniele Vianello.
Molto singolare anche l’episodio che ha portato l’uomo in cella, anche se solo per una notte. È accaduto che sabato 4 maggio pomeriggio, al centro commerciale di Marcon, gli agenti di Polizia locale abbiano notato un’auto con una targa visibilmente contraffatta. Quando si sono avvicinati per chiedere i documenti, l’uomo si è chiuso dentro, insieme ad una amica.
Mentre gli agenti chiamavano soccorsi e sul posto intervenivano anche i carabinieri e i pompieri (per aprire l’auto), l’uomo alla guida ha telefonato all’amico (poi arrestato) che, giunto sul posto, ha iniziato a riprendere tutto in collegamento in diretta con altri conoscenti e, soprattutto, a prendere nota delle targhe e delle macchine delle forze dell’ordine.
Quando gli agenti gli hanno intimato di smetterla, che non poteva farlo, è scattato il parapiglia: gli agenti hanno denunciato che alla richiesta di allontanarsi, l’uomo li avrebbe aggrediti con spinte e insulti, dichiarando il suo diritto a riprendere quanto stava accadendo e, ripetendo, di non riconoscere la legge italiana. Per tutta risposta, gli amici collegati in videochat con lui hanno accusato i vigili di averlo spinto a terra.
Tant’è, l’uomo è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.
Lunedì 6 maggio l’udienza di convalida si è conclusa con la conferma dell’arresto, ma anche la decisione del giudice di rimettere in libertà l’uomo, in attesa del processo per resistenza che avrà inizio il 23 settembre avendo l’avvocato Vianello chiesto termini a difesa per cercare di parlare con il suo assistito (che non ne vuol per ora sapere di avere un avvocato) e con possibili testimoni.
Una piccola folla di parenti e amici ha seguito, oltre il vetro l’udienza, che essendo il camera di consiglio non può avere pubblico. Apolide, ma con partita Iva da insegnante di musica per le lezioni private che dà.
Il Tribunale di Venezia ha così avuto anche il suo primo orgoglioso “apolide” da giudicare. —
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