foto da Quotidiani locali
Una torcia alzata verso il cielo, le catene tutto intorno, la musica che avvolge. Si è aperto così il sipario del teatro Goldoni che, come da tradizione, ha ospitato il concerto dei Vocal Skyline in occasione del 25 aprile. E lì, mentre la statua della libertà si ripiega su se stessa, morente, il coro intona "Remember me", il canto di Didone tratto dall'opera di Parcell. Il resto è un viaggio attraverso vari generi musicali, da Simon & Garfunkel ai Coldplay, da Mozart a Peter Gabriel e ai Depeche Mode, toccando i grandi musical come Hair e The greatest Showman, alternando i dubbi sullo stato di salute della nostra libertà e le conquiste dei diritti.
«Un concerto che ha cercato di mandare un messaggio di impegno e attenzione» ha commentato il suo direttore, Marco Toso Borella, «forse stiamo dando per scontato troppe cose. Forse pensiamo che la libertà che ogni anno si celebra sia qualcosa che non occorre difendere e ribadire, ma è troppo comodo darla per scontato. Dobbiamo sempre ricordarci di proteggerla» spiega qualche minuto prima di andare sul palco a prendersi uno scroscio di applausi.
La musica, la loro musica, conquista il Goldoni, fa ballare la platea con le torce degli smartphone rivolti al soffitto, fa affacciare le persone dalla galleria per un altro applauso. Accanto alle canzoni, alle colonne sonore sfumate per diventare un’onda da cantare tutti insieme, le coreografie, i passi di danza che trasformavano ogni brano in un frammento di qualcosa di più grande. Anche un frammento di storia, quella della tragedia del Vajont, le cui immagini sono arrivate sul palco del teatro sulla melodia del “Signore delle cime” o, ancora, il periodo glorioso della Serenissima, con il suo inno mancato, “Spirito di Dio”, rivisto in chiave moderna.
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Chi sono i Vocal Skyline? «Sono una composizione di trenta voci che vanno dai 16 ai 45 anni, voci diverse e vite diverse. Un coro composito, con tanta voglia di mettersi in gioco e vivere» spiega la corista piemontese, veneziana d’adozione, Francesca Boglietti, che «canta da tutta la vita ma con i Vocal dal 2018». Nel coro, spesso, cantare diventa proprio un fatto di famiglia, come nel caso dei fratelli Francesco e Teresa Candiani. «Io ho iniziato dal primo giorno in cui è nato il coro, mia sorella è sempre venuta a vederci e poi nel 2018 è entrata anche lei a farne parte» spiega Francesco.
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Il coro non si è mai fermato, nemmeno in pandemia, con le prove che proseguivano su Zoom, per accogliere comunque una standing ovation al concerto del 25 aprile di due anni fa, il loro grande ritorno. Eppure, negli ultimi anni, ha subito una profonda evoluzione, come spiega Toso Borella: «Abbiamo accompagnato una vera e propria maturazione artistica della formazione corale, che si presenta in un format completamente rinnovato: un concerto che è sempre più spettacolo teatrale ibrido, con coreografie, letture, effetti video e scenici dal grande impatto emotivo. In questa occasione potremmo definirlo "impegnato", dai tratti civici, sociali» ribadisce, sottolineando come, in questo modo, i coristi emergono come straordinari "performer" a 360°, in grado di cantare, ballare, recitare e interpretare da solisti e protagonisti il tema della Libertà.
«Nessun corpo di ballo esterno, nessun solista "ospite speciale" prestato per l'occasione, ma un gruppo di ragazzi veneziani che condividono una passione e che ogni settimana la coltivano, facendola crescere e sbocciare. Il valore del nostro spettacolo è dato proprio dall'essere interamente autentico e autoctono».
«Mi dà un’energia e un’emozione sentire le nostre voci che risuonano tutte insieme che solo chi prova può capire» commenta la corista Sara Cattani, seguita a ruota da Maria Chiara Cristofori che, per restare in tema di 25 aprile, aggiunge: «Per me è libertà, pensiero che va, voce che esce e sentimento che cresce, emozioni, comunione».
Il tempo stringe, salgono sul palco, il gioco di luci ha inizio così come quello melodico. E allora va in scena The greatest show, il grande spettacolo. Che lascia tutti a bocca aperta.
