foto da Quotidiani locali
«Gli alpini non sono ex ma sono alpini da quando mettono in testa questo cappello sino alla fine. Sempre». Lo ha sottolineato il presidente nazionale dei 349 mila alpini d’Italia, il trevigiano Sebastiano Favero, inaugurando ieri mattina a Vicenza la 95ma Adunata. «La stiamo aspettando da ben 33 anni e siamo orgogliosi di poterla ospitare», ha commentato il sindaco Giacomo Possamai. All’alzabandiera, prima, e poi all’inaugurazione della Cittadella degli Alpini in armi e della Protezione civile, Favero, il generale Ignazio Gamba, comandante delle truppe Alpine e il sindaco Possamai, hanno rilanciato con forza il motto del raduno: “Il sogno di pace degli alpini”.
«Il sogno – ha precisato Favero – degli alpini in armi che garantiscono sicurezza all’interno del Paese e all’estero, nelle missioni di pace, come oggi la Taurinense sul fronte pericoloso del Libano. E – ha precisato – gli alpini in congedo che soltanto l’anno scorso hanno donato al Paese, in servizio di Protezione civile e in ogni forma di solidarietà, un contributo pari ad un valore di 77 milioni di euro».
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Ma per gli alpini che imbracciano le armi, quindi i professionisti, non è un controsenso considerarli in un’ottica di pace? No – ha risposto il comandante Gamba – perché chi ha le armi assicura la pace e la pacificazione è sempre l’obiettivo che guida ogni nostro passo. Anche perché teniamo fede ad un giuramento. Che facciamo sulla Costituzione». Ma per meglio esercitare questo dovere, è necessario, secondo Gamba, fare un ulteriore salto di qualità, coniugando tradizione a più innovazione, a più tecnologia. «L’adunata è sì una festa, ma anche un momento di riflessione, di pensiero sui valori che gli alpini incarnano tutti i giorni facendo volontariato, che si traduce in straordinaria solidarietà. E con missioni all’estero».
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Il capoluogo berico è già un unico, grande, multicolore accampamento. Ieri la città si è riempita di penne nere più di quelle previste, per cui si ritiene che a fine Adunata le 400 mila presenze potrebbero salire a mezzo milione, e forse andare oltre. Con i veneti a superare quota 60 mila. La vicinanza della Regione è stata portata dall’assessore Manuela Lanzarin. Il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti è intervenuto a Vicenza all’avvio delle celebrazioni dell’adunata Nazionale degli Alpini presenziando all’alzabandiera e portando con sé il gonfalone della Regione.
Per onorare i caduti della Grande Guerra nelle montagne vicentine la cerimonia è avvenuta in collegamento con i quattro Sacrari presenti in provincia: il Leiten ad Asiago, a Cima Grappa, sul Monte Pasubio e sul Monte Cimone, e con una postazione allestita sul Monte Ortigara, sempre in Altopiano, dove si svolse la prima storica adunata delle “penne nere” nel 1916. E per i vicentini una chicca speciale: in esposizione, tra le tende mimetiche, anche la mitica Old Lady, come è stata soprannominata la bomba della Seconda Guerra Mondiale, rinvenuta 10 anni fa all’ex aeroporto Dal Molin.
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Domani la sospirata sfilata, che inizierà alle 9 per concludersi – prevede Nicola Stefani, trevigiano di Pieve di Soligo, la storica “voce” dei raduni – solo verso le 20:30. I primi gruppi a mettersi in marcia saranno gli alpini di Zara, Fiume e Pola, seguiti dalle altre sezioni estere. Toccherà quindi alle Ana italiane, partendo dalle isole (Sicilia e Sardegna) e dal Sud, questo per consentire la loro partenza già dopo l’ora di pranzo. A chiudere il corteo sarà Vicenza, che dovrebbe sfilare indicativamente dopo 19. L’ultimo atto simbolico sarà il “passaggio della stecca” a Biella, che tra un anno ospiterà l’edizione 2025.
