Garbin: «Rincari anche del 10-15%». Euganea ancora alle prese con la coda Covid e il recupero delle liste d’attesa
Tutta colpa delle bollette. O quasi. Così come i privati cittadini, anche la sanità padovana deve fare i conti con l’aumento del costo dell’energia e più in generale dei servizi.
L’inflazione corre quindi più delle risorse ed erode i bilanci: quello dell’Usl che ha chiuso il 2023 con un passivo di oltre 47 milioni, e pur in maniera meno impattante quello dello Iov che, pur in attivo, vede dimezzato il risultato di esercizio che si attesta comunque a 221.313 euro e spiccioli «anche per l’inserimento di accantonamenti prudenziali» assicura il direttore amministrativo dell’Istituto oncologico veneto.
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Come detto, il bilancio d’esercizio 2023 dell’Usl vede uno sbilanciamento negativo tra il valore della produzione e i relativi costi, con un risultato peggiorativo rispetto all’anno precedente di oltre 9 milioni.
Tra le cause principali, come si evince dai conti, l’effetto “trascinamento” del Covid che ha continuato a pesare sul bilancio per oltre 14 milioni euro, l’aumento delle prestazioni di ricovero e di specialistica ambulatoriale, di costi delle materie prime e dei servizi collegati all’aumento dell’energia.
Non solo: a pesare anche l’adeguamento delle tariffe per il sostegno dei trattamenti riabilitativi territoriali svolti dalle équipe di cura delle strutture residenziali extra ospedaliere, l’incremento del costo del personale anche per effetto delle assunzioni disposte nel periodo pandemico. Non ultimo, lo sforzo in atto sulle prestazioni sospese, per il ripristino dei volumi di attività e dei tempi di attesa.
La produzione ha segnato un aumento delle prestazioni rispetto all’anno precedente, sia sul fronte dei ricoveri (+6%), sia su quello della specialistica ambulatoriale (+6% per un totale di 7.450.505 prestazioni erogate dal pubblico e 2.951.898 dal privato accreditato), che per quanto riguarda l’accesso ai poli di Pronto Soccorso (+9%). Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri, da registrare che mobilità passiva (acquisto di prestazioni da altre aziende del Veneto), è maggiore della produzione diretta (ferma al 39%).
Aumenti si sono registrati in tutta l’area territoriale dove l’assistenza residenziale è passata dai 9.112 a 10.400 utenti; mentre nell’area della prevenzione sono aumentati screening, prestazioni di igiene e sanità pubblica e per la sicurezza sugli ambienti di lavoro, sicurezza animale e alimentare.
«L’Azienda ha diligentemente fronteggiato l’aumento di costi e prestazioni che ha risentito del tasso di inflazione del 5,7%» sostiene il direttore amministrativo Michela Barbiero «stante l’impegno nel ricercare politiche di razionalizzazione della spesa e di miglioramento dell’efficienza economica e organizzativa, si auspica che la Regione possa garantire la copertura della differenza di deficit». Contestuale, infatti alla pubblicazione del bilancio, la delibera di richiesta di copertura a Palazzo Balbi.
Significativi gli investimenti in edilizia nell’ambito del Pnrr: «Nel 2023 la spesa è stata pari di 21,8 milioni» ricorda il direttore generale Paolo Fortuna «compresa la realizzazione – in corso – delle 20 case della Comunità e delle 9 Centrali operative territoriali, nonché dei 2 nuovi ospedali di comunità di Camposampiero e Conselve».
Portati a termine anche gli acquisti di apparecchiature in attuazione del Pnrr mentre, con finanziamento regionale sono state adeguate quelle radiologiche, le sale operatorie e le oculistiche. L’investimento complessivo dell’Usl è di circa 5,5 milioni. Investimenti anche in ambito di tecnologia informatica e per l’aggiornamento della sicurezza di alcune piattaforme software per circa 2 milioni di euro.
In attesa di conoscere il consuntivo dell’Azienda Ospedale Università, verosimilmente l’unica azienda sanitaria pubblica in attivo nel Padovano, ancora una volta sembra destinata ad essere l’Istituto oncologico veneto: «Al netto degli accantonamenti prudenziali, siamo allineati con il 2022» conferma il direttore amministrativo Fabrizio Garbin «le principali fonti di spesa sono il personale e l’acquisto dei servizi. E qui il tema dell’inflazione è molto significativo, abbiamo avuto rincari del 10-15%, anche i pasti sono cresciuti del 7% sull’anno precedente: sono costi in più anche se noi razionalizziamo sempre laddove possibile».
Aggiunge la dg Giusi Bonavina: «Le grandi attrezzature funzionano a energia, quindi per produrre è necessario spendere di più». A fonte di un sistema che cresce, prosegue Garbin «quello che possiamo fare è cercare di utilizzare al meglio l’orario di lavoro facendo il maggior numero di prestazioni possibili. Un’altra possibilità è l’utilizzo appropriato di farmaci e dispositivi, sapendo che il prodotto finale deve essere creare salute».
Il bilancio per l’anno in corso al momento si conferma in linea con le previsioni: «L’obiettivo è portare avanti le due anime dell’Istituto, ovvero assistenza e ricerca» chiarisce Garbin «promuovendo lo Iov con case farmaceutiche e ditte internazionali».
La dg smentisce invece che il grande numero di sedi costituisca un costo più che un valore «sono di prossimità per gli utenti», mentre l’alta specializzazione e il confronto con le altre realtà consentono di migliorare le performance: «Puntiamo a un’ottimizzazione costante dei percorsi» conclude Bonavina «ma lavoriamo molto sia sulla prevenzione che sul supporto dopo la fase acuta. Ora siamo concentrati su alcune ristrutturazioni importanti come Radioterapia e Farmacia».