Il colibrì di Francesca Archibugi, film d’apertura della Festa del Cinema di Roma e nelle sale dal 14 ottobre, è un flusso denso di ricordi del protagonista Marco, interpretato da Piefrancesco Favino. Tra un periodo storico e l’altro, dagli anni Settanta al 2030, conosciamo la sua vita: da bambino, quando veniva chiamato “colibrì” per la statura minuta, all’adolescenza segnata dal suo primo amore per Luisa (da adulta viene interpretata da Bérénice Bejo) e dalla morte della sorella Irene, dalla relazione con Marina (Kasia Smutniak) che porta alla nascita della figlia Adele (Benedetta Porcaroli), alla sua morte, voluta. 

Un viaggio toccante in cui il tema della perdita colpisce a fondo il protagonista e lo spettatore. Marco barcolla, ma si sforza di stare in piedi aggrappandosi a ciò che tiene di più e cercando di riempire quei vuoti che la vita gli ha cinicamente lasciato sul cammino. L’atteggiamento è quasi di immobilità, quasi fosse un punching ball messo lì ad ammortizzare i colpi degli altri. 

E infatti Favino così definisce Marco: «È un uomo che mette gli altri davanti a sé, perché dopotutto gli aspetti della sua vita riguardano tutti noi”. La critica che gli viene rivolta da chi gli sta intorno è appunto l’immobilità. In realtà è lo sforzo che compie per riempire il vuoto dell’abisso a determinare la sua vitalità. E il finale è un segno chiaro di quanto Marco fosse mobile, eccome.

Piefrancesco Favino e Bérénice Bejo. (Foto Enrico De Luigi)

Il film di Francesca Archibugi si addentra in un terreno fatto di sabbie mobili, come sono le pagine di Sandro Veronesi, densissime, le cui parole si fanno liquide e quindi capaci di intrufolarsi negli angoli più remoti dei personaggi. E proprio perché così ricchi che i protagonisti de Il colibrì avrebbero meritato anche di respirare più a lungo e di essere vissuti più intensamente da chi li osserva. Avremmo voluto conoscerli meglio. Il colibrì meriterebbe una serie alla This is Us. Chissà se arriverà, come è stato per altri film italiani poi espansi in prodotti seriali.

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