Diciotto falli fischiati, due cartellini gialli e un rigore (confermato anche dal Var): la prima partita in Serie A di Maria Sole Ferrieri Caputi è andata in archivio, l'onda lunga di ciò che è stato e, si spera, sarà, non ancora.

Era la notizia del giorno, la prima donna arbitro in Serie A, lei che sui campi di calcio ci vive tutte le domeniche da quando aveva 16 anni. La cosa bella e veramente rivoluzionaria sarà quando non sarà più una notizia, ma la normalità. Ma oggi non è ancora quel momento, troppo forti le emozioni anche per lei: «Sognavo questo giorno da 16 anni, si è realizzato ed è stato bellissimo», ha raccontato dopo la partita, «Avevo un po' più di tensione ma poi, arrivata al campo, ho fatto il mio lavoro come sempre. Però è bello che se ne parli, può portare altre donne a seguire la mia strada».

La partita, alla fine, è stata di quelle facili, con il Sassuolo padrone e nettamente vincitore (5-0) sulla Salernitana. Sì, alla fine però, perché durante i 90 minuti trappole e incidenti di percorso potevano sempre capitare, come in ogni partita in cui basta una svista per far cambiare i giudizi. Ha fischiato il giusto, placato qualche protesta e, cosa più importante per un arbitro, ha fatto sì che a un certo punto non ci si curasse più della sua presenza in campo. 

È il momento delle donne arbitro

Maria Sole si è definita «la punta dell'iceberg», perché come lei ci sono altre 1833 donne arbitro iscritte all'Aia per la stagione in corso, il 6% dei 30557 fischietti italiani, un dato in aumento rispetto alle 1656 ragazze della stagione 2018-19. La percentuale di abbandono, infatti, è superiore tra gli uomini rispetto alle donne anche, purtroppo, a causa dei numerosi episodi di violenza che vedono i giovani arbitri spesso vittime sui campi di periferia. 

E se lei è arrivata fino alla Serie A lo deve soltanto a se stessa, perché è brava, preparata atleticamente e tecnicamente: come tutti gli arbitri, infatti, anche lei ha dovuto superare test molto severi, dal famigerato test di Cooper (percorrere in 12 minuti la maggior distanza possibile) a quello di corsa all'indietro, fondamentale per un arbitro. E non basta conoscere il regolamento, perché tra le pieghe delle 17 regole base del calcio ci sono infinite varianti e molteplici interpretazioni, cose che solo arbitrando si possono imparare e applicare. Un arbitro, inoltre, deve conoscere anche chi andrà ad arbitrare, e prima di Sassuolo-Salernitana Maria Sole ha studiato la tattica delle due squadre e le caratteristiche dei giocatori, per cercare di prevedere movimenti e situazioni di gioco.  E le proteste? Ci sono, ovviamente, perché in campo i giocatori contestano sempre le decisioni dell'arbitro, ma, sarà o un caso o forse no, di fronte a una donna hanno atteggiamenti meno aggressivi e prepotenti che con gli arbitri uomini. 

È stata la prima in Serie A, non sarà l'ultima, perché altre nuove leve sono in rampa di lancio, come Maria Marotta, che nell'ultimo fine settimana ha diretto la gara di Lega Pro tra Entella e Imolese, o le assistenti internazionali Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti. All'estero, invece, il primato spetta alla tedesca Bibiana Steinhaus, la prima donna in assoluto in Bundesliga nel 2017, e alla francese Stephanie Frappart  (la prima in Supercoppa europea e in Champions League, Juventus-Dinamo Kiev del 2020), con la piacevole novità del Mondiale di novembre in Qatar, dove saranno in tre: la stessa Frappart, la ruandese Salima Mukansanga e la giapponese Yoshimi Yamashita. 

Da Livorno alla Serie A

Un amore, quello per il calcio, nato grazie al papà che la portava allo stadio Picchi di Livorno dove esultava per i gol di Igor Protti, poi un volantino trovato sulla sella del motorino all'uscita di scuola che promuoveva il corso per arbitri della sezione locale. Coinvolse amici e amiche per farlo tutti insieme, poi come sempre accade chi è più bravo va avanti, gli altri mollano. E lei avanti ci è andata eccome, facendo la trafila proprio come i calciatori, dalle categorie minori su fino alla Serie A, facendosi la corazza per andare oltre gli insulti che le piovevano addosso dalle tribune dei campetti di periferia, cose che spesso portano i giovani arbitri e lasciar perdere. Non lei: «A 17 anni spesso non hai la lucidità di capire perché ti arriva quella frase cattiva da persone che potrebbero essere i tuoi nonni. Se vengono da coetanei in campo, un arbitro ha gli strumenti per farsi rispettare. Comunque queste esperienze aiutano a crescere». Partita dopo partita (ed esame dopo esame per prendersi due lauree) ha scalato la montagna fino alle categorie più importanti, l'ultimo step prima della Serie A: 23 gare in Lega Pro, una in coppa Italia e quarto assistente in Monza-Udinese alla terza di campionato, poi finalmente la telefonata che aspettava da una vita, quella che le ha aperto le porte del Mapei Stadium di Reggio Emilia per Sassuolo-Salernitana. 

Pronta per i Mondiali femminili Under 17

Quando la rivedremo? Probabilmente non prima del 2023, e non certo per demeriti, anzi. Maria Sole, infatti, è in partenza per il Mondiale femminile Under 17 in India, un'altra promozione sul campo. Che, alla fine, è sempre l'ultimo giudice, senza distinzione di sesso: «Arbitro o arbitra? Fate voi, per me non fa differenza», ha detto lei dopo la gara, perché ciò che importa è altro, «Si è bravi oppure non lo si è». 

Anche il suo capo, il designatore ed ex arbitro Gianluca Rocchi, ha giudicato positivamente la prestazione, ma ha anche aggiunto: «Parlando troppo dell'arbitraggio di Maria Sole si rischia di metterle addosso troppa pressione che, in questo momento non serve: ha fatto bene, come spero facciano bene altri ragazzi che proveremo in Serie A, perché hanno qualità e lo hanno dimostrato sul campo. Più ne parliamo, più non le facciamo del bene». 

Il modo migliore per far sì che l’eccezione diventi regola.