foto da Quotidiani locali
La Commissione regionale per per il patrimonio artistico (Corepa) della Lombardia, ha dato parere favorevole alla demolizione parziale dell’ex ponte ferroviario sul Po fra Ostiglia e Revere.
Nella proposta approvata e presentata dall’ingegner Stefano Isani dello studio Matildi di Bologna, si prevede di mantenere inalterate le sei poderose pile sul fiume, per le quali furono usati quasi 10 milioni di mattoni. Le campate da 72 metri saranno collegate da una base d’acciaio sulla quale sarà posata una soletta di cemento e quindi l’asfalto.
La nuova strada, a due corsie, una direzione nord e una sud, sosterrà tutto il traffico veicolare (auto e camion). L’attuale ponte stradale non sarà toccato e la carreggiata di sei metri per 300 metri di lunghezza, oggi strettoia nella quale incrociano a fatica i mezzi pesanti, sarà destinata a mobilità ciclopedonale e a finalità turistiche diverse, come ad esempio spazio espositivo, e ricreativo-sociale.
Sarà così mantenuta la funzionalità viabile piena che collega strategicamente l’area alpina e centro europea a quella appenninica attraverso la strada Statale 12 dell’Abetone e del Brennero. Ma sarà valorizzata anche la vocazione turistica e ciclabile del nodo ostigliese-Borgo Mantovano dove convergono la ciclopista del Sole, la Ven-To (Venezia Torino) e la ciclabile per Treviso.
Il valore storico del ponte, costruito fra 1907 e 1911 e primo esempio in Italia di ponte Warren (cioè a struttura metallica semplificata) che da lì in avanti costituì il modello usato sino ad oggi, sarà “ricordato” probabilmente usando una delle campate posandola nelle vicinanze del ponte, come sorta di parco o memoria storica.
«Ora servirà redigere il piano di fattibilità tecnico economica e quindi il progetto esecutivo che richiederanno un anno di tempo, prima di appaltare i lavori, per i quali sono già stanziati quasi 60 milioni» riferisce il deputato Andrea Dara (Lega Salvini), che da anni si è attivato per ottenere questo risultato.
L’ulteriore aspetto da chiarire riguarda l’altezza dell’opera, oggi pari argine, che potrebbe essere rialzata di qualche metro.