Centinaia di persone assiepate fuori dallo stadio, dentro una distesa di seggiolini vuoti. Si alza il sipario sull’Olimpiade di Tokyo 2020, la più difficile della storia a causa della pandemia di coronavirus, la prima ad aver subìto un «rinvio». «Separati, ma non soli» è lo slogan che ci ha accompagnato negli ultimi 18 mesi e che ritorna anche all’inizio della cerimonia d’apertura dei Giochi.
Ad aprire lo show, dopo il consueto countdown e i fuochi d’artificio, c’è infatti un atleta che corre su un tapis roulant, nel buio. Poi, piano piano, accanto a lui appaiono altri maratoneti solitari, uniti da fasci di luce che lasciano poi spazio ad a un gruppo di danzatori con corde elastiche. La parola d’ordine è sobrietà: non c’è l’entusiasmo tipico di certi show, è vero, ma l’emozione è comunque tanta.
Soprattutto quando parte un video in ricordo delle vittime del Covid: nella clip sbuca anche un omaggio a Milano, con le immagini di piazza del Duomo deserta, in pieno lockdown. Nel frattempo sugli spalti gli unici presenti sono autorità istituzionali, con in testa l’imperatore giapponese Narhuito: rigorosamente in mascherina, si era detto «molto preoccupato» dai possibili effetti dei Giochi.
Tra l’arte della falegnameria nipponica (al centro della scena ci sono i cinque enormi cerchi di quattro metri di diametro) e una miriade di lanterne, arriva dall’esterno qualche coro di protesta. Ma viene presto surclassato dall’entrata degli atleti, il momento più bello: la Grecia, come da tradizione, entra per prima, l’Italia è la diciottesima squadra della sfilata secondo l’alfabeto nipponico.
Vestiti di bianco da Giorgio Armani, per onorare il Giappone, e con tanto tricolore: la bandiera viene portata dalla tiratrice Jessica Rossi e dal ciclista Elia Viviani, emozionantissimi proprio come la pallavolista Paola Egonu, scelta dal CIO come portabandiera. Selfie e sorrisi; una delegazione che scalda i cuori. E che si spera possa regalare tante soddisfazioni: i Giochi possono ufficialmente cominciare.