Il racconto è uno di quelli selezionati e premiati dalla giuria del concorso “Pandemia, effetto donna. Sguardi maschili e femminili a confronto” organizzato dalla Casa delle Donne di Ivrea
Cara Lidia,
se mi avessero detto che un giorno sarei diventato un ladro non ci avrei mai creduto.
Fino a un anno fa non ho mai rubato: non avevo alcun bisogno di farlo perché tutto ciò che desideravo lo potevo trovare in casa mia. Poi la pandemia mi ha portato via ciò che avevo di più prezioso: il tuo sorriso.
Da allora ho cominciato a sottrarre ciò di cui non potevo più disporre e che mi serve per sopravvivere, per me indispensabile quanto l’aria, l’acqua, il cibo. Tra gli scaffali del supermercato, attento a non farmi cogliere in flagrante dai sorveglianti, individuo con cura la mia vittima, poi mi avvicino e con educazione le chiedo di abbassare la mascherina e le rubo …. un sorriso. Sarà forse in virtù della mia venerabile età piuttosto che dei modi gentili con cui mi propongo, ma accettano quasi tutte di buon grado.
Sono sorrisi sorpresi e sinceri, che sbocciano spontaneamente di fronte alla mia inaspettata richiesta. Sorrisi comunicativi, grati di essere liberati, che alleviano un po’ la mia solitudine. Un piccolo attimo di trasgressione e la mascherina torna al suo posto.
L’altro giorno però quella donna mi si è avvicinata mentre sceglievo un pacco di farina. “Fa il pane?” mi ha chiesto. “Ci provo” le ho risposto. Mi ha guardato; nel fondo dei suoi occhi scuri ho trovato lampi di inquietudine e un velo di tristezza. Ha abbassato la mascherina prima che glielo domandassi e mi ha donato il suo sorriso dolente tra le labbra tumefatte, mi ha lasciato un bigliettino con un numero di telefono e si è allontanata senza una parola. L’ho seguita fino al parcheggio e l’ho vista mentre un uomo al volante di un’auto attendeva, senza aiutare, che svuotasse il carrello. Allora ho ripensato a quel gesto, a quelle dita che si ripiegavano racchiudendo il pollice nel palmo. E ho composto quel numero di telefono che non era il suo, ma tu – Lidia - l’avrai già capito.
Perché so che alla fine di questo periodo buio ritroverò il suo sorriso solo se lei ritroverà la sua vita.
Daniela Cecilia Vaudano, nata e vissuta a Ivrea, residente a San Martino Canavese. Sposata e madre di due figli, ha lavorato da sempre nel settore informatico. Vaudano è tra le fondatrici dell’associazione di promozione sociale Violetta la forza delle donne, nata sulla scia del Progetto Violetta. Ha collaborato con la Casa delle donne di Ivrea nell’ambito di un progetto formativo sull’uso consapevole di internet e promosso nelle scuole secondarie di primo grado e superiori del Canavese. La sua passione è scrivere, consolidata negli ultimi anni con la frequentazione di corsi di scrittura creativa. Ha pubblicato diversi articoli su testate locali e ha ottenuto alcuni riconoscimenti in concorsi letterari. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo, il giallo “La collezionista di stivali”
Rifiorire dalle lacrime è la foto di Jennifer Leroy
Jennifer Leroy ha 29 anni e abita a Castellamonte. Nella vita ha svolto varie esperienze di lavoro, maturando competenze sia pratiche che formative. Le piace mettersi in gioco e sta frequentando un corso formativo a Ivrea, alla Casa di carità arti e mestieri.