C’è chi paga la Tari anche per gli altri? Quest’anno la tassa comunale sui rifiuti si presenta come un salasso per gli italiani. Dietro, è vero, ci sono inflazione, guerre e prezzi dell’energia. Ma si chiama evasione il motivo dietro il super aumento. I Comuni italiani hanno un buco di 7 miliardi di euro: Tari e Imu che non riescono a riscuotere. Non tutti pagano, anzi, pochi pagano. E così dal 2018 al 2022, in media, nel Paese la tassa sui rifiuti è scresciuta del 7% (dati Uil). E quest’anno, in attesa che tutte le Amministrazioni approvino le nuove tariffe (c’è tempo fino al 30 giugno) è già evidente che i rincari saranno pesanti. Non ovunque, ma in gran parte del territorio.
Certo non si arriva quel +13,7% previsto dall’’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, per il 2024. Ma l’impennata c’è, eccome. Qualche esempio. A Palermo +6%, ad Ancona +7.5% (per chi vive da solo), Perugia +7%, Firenze +3,2%, Padova +3,3%. A Verona l’aumento è del 5,6%. Qui si è evitato un incremento del 7% solo facendo pagare la Tari ai turisti, cioè usando le entrate dell’imposta di soggiorno. Sale del 3% la tassa sui rifiuti anche a Roma, dove si prospettava un +14%, scampato perché sono arrivati in aiuto i fondi della lotta all’evasione. A Napoli stop per quest’anno agli aumenti, dopo il +13% dello scorso anno (+20% per i negozi). A Genova, una delle città più care in termini di Tari, si sta ragionando su un +6,8%. E poi ci sono i piccoli comuni, non esenti dai rincari. A Courmayeur circa il 6,8% in più dell’anno scorso. Una delle poche città in controtendenza è Milano. La Tari del 2024 aumenta del 3,6%, ma qui si paga meno dal 2019 (negli ultimi due anni -7%). Stessa situazione per Bologna, dove la tassa comunale rimane invariata per il nono anno consecutivo
Perché questi aumenti? I Comuni devono accelerare il recupero dell’inflazione degli ultimi anni, che ha portato a un incremento dei costi fissi. E in più si sono aggiunte le guerre e i prezzi dell’energia, ancora non scesi ai livelli pre-Covid. Motivazioni contestate dai consumatori, come Codacons che definisce “immotivati i rincari”, in un momento in cui il prezzo dell’energia è sceso e c’è un generalizzato ribasso dell’inflazione. A questo si aggiunge l’inefficienza nella raccolta dei rifiuti in moltissimi comuni. Inefficienza che si paga.
Ma infine c’è un altro motivo dietro i rincari. L’evasione. Sono troppo pochi i cittadini che pagano la Tari puntualmente. I Comuni in Italia non riescono ad incassare in media il 40% della Tari (Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica) e il 22% dell’Imu. Sono 7,5 miliardi che non arrivano nelle casse comunali. A questi si aggiungono i 3 miliardi di multe stradali non riscosse e i 500 milioni di altro (tassa di soggiorno, tassa per l'occupazione del suolo pubblico). L’Anci (associazione nazionale comuni italiani) parla di mancanza di personale che quindi impedisce controlli e aggiornamento dei dati. Ma quello che salta all’occhio è che la Tari (come l’Imu) viene pagata in media da sei contribuenti su dieci. Troppo pochi. E saranno dunque sempre e solo quei sei a pagare i rincari di quest’anno?