Queste barche toccano poco l’acqua, non è un danno grave. È più complicata la rottura dell’albero di Alinghi che un danno allo scafo come New Zealand, si può riparare più facilmente. Non è fondamentale nella velocità della barca. Secondo me faranno di tutto per partecipare alle prossime regate, anche per capire se le riparazioni hanno avuto esito positivo. La barca non è caduta di peso da 7 metri. È come se avesse scarrucolato. Se fosse caduta a peso morto, avresti trovato le briciole, invece è stato un danno contenuto.
Qualunque vela, con poco vento, è una morte civile. Hanno fatto barche più leggere di 1000 kg per gareggiare con poco vento. Un po’ di sfortuna ce l’hanno avuta da domenica scorsa in poi. Bisognerà capire cosa succederà da adesso in avanti. La vela ha bisogno del vento. Bisogna essere bravi anche in condizioni difficili. Quello che è successo ad Alinghi, poteva succedere ad American Magic: in questi casi c’è anche la componente fortuna. Bisogna avere avuto la possibilità di allenarsi con poco vento.
Oggi, dopo due giorni di regate, chi rischia più di tutti di uscire è Alinghi. Quello con i francesi di ieri era uno scontro diretto e lo hanno perso.
Ineos per ora è una delle grandissime delusioni. Tre anni fa cominciarono malissimo e finirono in crescendo, ma perché American Magic si autoeliminò. La barca non mi sembra granché performante. Al vento però non si comanda.
I francesi, che hanno una barca gemella di New Zealand, hanno dimostrato di cavarsela, anche con poca esperienza.
American Magic un po’ fa fatica a risalire sul foil con poco vento. Oggi però le condizioni erano proprio al limite.
Devono giustificare il fatto che avevano messo lì i neozelandesi. Una volta, ai tempi di Azzurra, se una barca non si presentava in partenza, l’altra doveva fare tutta la regata, che durava 2 ore, e arrivare al traguardo…
A cura di Stefano Vegliani