Slitta la decisione da parte della Regione sul progetto di Eni Rewind a Porto Marghera per bruciare i fanghi di depurazione civile.
La Conferenza dei servizi era stata convocata per il 28 giugno ma, in quella data, la Regione ha deciso invece che si terra l’inchiesta pubblica.
Così si chiama il passaggio previsto dalla normativa regionale in tema di valutazioni ambientali.
L’inchiesta pubblica, disposta dal presidente della Comitato tecnico Via (Valutazione di impatto ambientale) prevede che ci sia un confronto diretto tra tutti coloro che hanno presentato osservazioni al progetto (in questo caso comuni, associazioni ambientaliste, enti di bacino) e il soggetto che il progetto lo ha proposto: in questo caso Eni Rewind.
Sarà un’intera giornata di confronto in cui, sulle base dei nuovi elementi emersi dall’istruttoria del progetto, comuni e associazioni potranno interrogare i tecnici di Eni Rewind e a loro volta i tecnici potranno fornire tutti gli approfondimenti necessari.
Sulla base di quanto emergerà dall’inchiesta pubblica il comitato tecnico dovrà quindi valutare la compatibilità ambientale del progetto.
Il progetto di Eni Rewind è calibrato per bruciare fino a 190 mila tonnellate l’anno di fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue civili. L’investimento stimato è di 140 milioni di euro, l’impianto è previsto in via della Chimica 5, all’interno del perimetro del petrolchimico. Il progetto dell’impianto prevede due linee in grado di smaltire, bruciandoli a una temperatura di 900 gradi, l’80% dei fanghi prodotti in un anno nella regione Veneto.
Eni stimava di poter far entrare in funzione l’impianto nel 2026, ma il percorso per ottenere le autorizzazioni si è allungato e contro il progetto è nato un coordinamento di comitati che da mesi sta battagliando e che sta preparando una grande manifestazione per il prossimo primo giugno. Anche la chiesa veneziana, attraverso don Gianni Fazzini, era intervenuta per chiedere alla Regione di bloccare il progetto ponendo al primo posto la tutela dei residenti in un’area già sottoposta da decenni agli inquinanti delle fabbriche del Petrolchimico. Una lettera dopo la quale la Regione aveva deciso di chiedere un ulteriore parere all’Istituto superiore di sanità la cui relazione, arrivata in primavera, solleva molti interrogativi, ai quali Eni cercherà di rispondere il 28 giugno.
Nella sua relazione, l’Istituto superiore di sanità solleva dubbi sull’idoneità dell’ubicazione del progetto, formula rilievi sulla possibile presenza di Pfas nei fanghi che dovranno essere trattati - anche se l’impianto è per fanghi civili e non industriali - e muove critiche su alcune delle procedure adottate da Eni Rewind. Documentazione ritenuta «carente su numerosi aspetti rilevanti per la tutela della salute».
Nelle 14 pagine di osservazioni si fa riferimento anche alla natura dei fanghi che dovrebbero arrivare a Porto Marghera e sulla loro possibile contaminazione da Pfas.
«Considerando gli episodi di contaminazione prolungata e documentata delle acque della Regione del Veneto da Pfas», recita il parere Iss, «è possibile che i fanghi provenienti dai depuratori delle acque a uso civile e da incenerire nell’opera risultino contaminati da Pfas. Il punto critico è quindi chiarirne il destino durante le varie fasi del processo».
Nella documentazione presentata da Eni Rewind non è chiaro - stando all’Iss - in che termini l’impianto garantisca la loro distruzione. L’Iss parla di «perplessità».
