Si chiude con una pena esemplare il processo per l’omicidio di Cinzia Luison, la parrucchiera di 60 anni uccisa il 6 dicembre del 2022 nella sua abitazione di San Stino di Livenza. Nel pomeriggio del 22 maggio la corte d’assise di Udine ha infatti condannato all’ergastolo Giuseppe Walter Pitteri, l’ex autista Actv accusato di aver procurato la morte della moglie dopo averla colpita violentemente con una bottiglia per ben tre volte.
Al termine di oltre tre ore di camera di consiglio, il collegio giudicante non ha riconosciuto le attenuanti generiche pur chieste dalla Procura e dalla difesa di Pitteri. La richiesta di pena da parte della pubblica accusa ammontava infatti a ventisei anni complessivi (22 per l’omicidio, 4 per i maltrattamenti nei confronti della donna). Il riconoscimento delle attenuanti generiche era invece stato chiesto dal legale difensore di Pitteri, l’avvocato Ettore Santin, in virtù di una perizia psichiatrica disposta dal tribunale che aveva sì stabilito la capacità di intendere e di volere dell’imputato, riconoscendo tuttavia una personalità con tratti narcisistici impulsivo-aggressivi. Come detto, però, la corte d’assise è stato di diverso avviso.
I giudici hanno anche stabilito una provvisionale di 100 mila euro per ciascuna delle due figlie della coppia, costituitesi parte civile con l’avvocato Alberto Mazzucato. Pitteri doveva rispondere dell’accusa di omicidio volontario – si legge nel capo di imputazione – per aver ucciso la compagna «colpendola ripetutamente (almeno tre volte) e violentemente al cranio, e al volto, con una bottiglia di vetro di ampio spessore, determinandone l’immediato decesso». Con l’aggravante dei «maltrattamenti in famiglia commessi sin dal 2000, perché con abituali condotte di prevaricazione psicologica e fisica, maltrattava la moglie sottoponendola ad un regime di vita tormentato e intollerabile e, infine, nel corso dell’ultima aggressione, uccidendola».
Così nei mesi scorsi aveva argomentato l’accusa il pm Carmelo Barbaro, che ha ricostruito anche l’inferno nel quale viveva la donna «aggredita ogni settimana, afferrandola per il collo, colpendola con schiaffi in faccia, pugni, calci, strattonandola, minacciandola: “Ti faccio fuori, ti faccio a pezzi, ti faccio diventare polvere, ti butto giù dal balcone, ti spacco la faccia”, fino a premerle al collo la lama di un coltello». Una volta – elenca il capo di imputazione – l’uomo era arrivato a scaraventare Luison giù dalle scale.
Nel mese di febbraio il medico legale Antonello Cirnelli aveva spiegato come - secondo i risultati dell’autopsia, eseguita su incarico della Procura - Giuseppe Walter Pitteri abbia ucciso a colpi di bottiglia la moglie. Nel suo interrogatorio di garanzia, l’ex autista Actv aveva detto di aver colpito la donna 3 volte. «Il trauma cranico che ha determinato la morte è stato devastante. Se si vuole prendere per buona questa ricostruzione», era stata la ricostruzione del medico legale rispondendo alle domande, nel corso dell’udienza, «bisogna ritenere che l’imputato abbia colpito con una forza enorme, per ottenere con tre colpi una simile devastazione. Altrimenti, come ritengo, i colpi sono stati molti di più e concentrati su un unico punto, quando la signora era già caduta a terra. L’unica cosa rimasta intatta è stata la bottiglia di vino utilizzata per colpire».
Da parte sua, l’avvocato difensore Ettore Santin era riuscito a ottenere dalla Corte d’Assise che Giuseppe Walter Pitteri - al tempo dell’omicidio, sostiene la difesa, affetto da una grave forma di ludopatia e depressione – fosse sottoposto a perizia psichiatrica. La perizia era stata affidata al medico legale Corrado Barbagallo. L’esito ha dimostrato che l’uomo, pur affetto da tratti caratteriali narcisistici e impulsivo-aggressivi, era in grado di intendere e di volere.