La barberia di famiglia “Amato”, la più antica di Venezia, compie cento anni. Un secolo di barba e capelli tramandato da padre in figlio per tre generazioni, che dalla sua parte non ha solo la particolare vicenda, ma anche il luogo; fin dalla sua apertura l'attività ha sempre occupato lo stesso negozio in campo San Polo, dove peraltro a fine '800 c'era già in attività un'altra barberia.
Una storia nella storia, pennellata di aneddoti ed eventi curiosi, quella attraversata in cento anni dall'Antica Barberia Amato, associata da sempre alla Confartigianato Venezia «che con la sua continuità rappresenta un simbolo del lavoro artigiano in Centro Storico» commenta il direttore della Confartigianato Venezia Matteo Masat. «Ma non solo, anche certifica come l'artigianato e gli antichi mestieri siano una cosa viva, e con il tempo diventano bellezza particolare, un cameo in più che arricchisce il fascino di Venezia».
Ancora oggi la barberia Amato è infatti rimasta come e dove nacque allora: una graziosissima bottega con due vetrine e una porta centrale che s'affaccia sul campo, con il suo imponente frontale in marmo bianco e stile classicheggiante, con sopra la scritta “Barberia” in bronzo a caratteri cubitali.
Ed è qui che comincia la storia, nel 1924, con l'acquisizione di quella bottega dal capostipite della famiglia Amato a Venezia, tal Berardino. Il tutto cominciò però un po' prima, da una storia di guerra, dolore, amore e passione. Quasi da film.
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«A portare qui a Venezia mio nonno Berardino, originario di Molfetta» racconta Alberto Amato, attuale gestore dell'attività «fu la Grande Guerra. Poco più che diciottenne fu spedito al fronte, sul Piave nel 1918 e, tra una battaglia e l'altra, fu tra i gravi feriti nella Battaglia del Solstizio, l'importante vittoria del Regio esercito che di fatto portò all'epilogo della Grande Guerra. Ferito e malconcio, dal fronte venne spostato nelle retrovie, a Venezia, dove c'era un importante ospedale militare.
Qui tra le crocerossine c'era mia nonna Antonietta, giovanissima volontaria di buona famiglia veneziana, che si innamorò di quel giovane fantaccino venuto dal sud per difendere l'Italia. E così, finita la guerra, misero su famiglia. Nel frattempo, Berardino, che nella sua Molfetta faceva già l'aiutante di bottega in una barberia, trovò lavoro come assistente in questa barberia a San Polo, comprandola poi nel 1924, quando il titolare la lasciò».
Una storia che sarebbe piaciuta a Hemingway, quasi da “Addio alle armi”, questa del giovane Berardino, che con la crocerossina trovò la salvezza, l'amore e il lavoro a Venezia. Storia poi proseguita dal figlio che ebbero, Vittorio, che già da giovanissimo iniziò a lavorare nella bottega paterna. E tra quelle mura che tanto hanno “ascoltato ” i pettegolezzi e le chiacchiere dei clienti tra un taglio e l'altro, per Vittorio sbocciò anche l'amore.
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Con Ondina, parrucchiera che all'epoca lavorava nella barberia che serviva uomini e donne. Intanto gli affari andavano bene, e quel lavoro nato da una grande passione appresa da papà Berardino, trasformò Vittorio in uno dei punti di riferimento dei barbieri della sua generazione e delle successive.
«Da artigiano» continua Alberto Amato «mio padre Vittorio fu uno dei pionieri dell'insegnamento di questo mestiere, che una volta si imparava solo facendo gavetta sotto padrone. Lui trasformò il suo sapere in didattica d'insegnamento, fondando a Mestre la prima scuola professionale di acconciatura e, tra le altre cose, vincendo pure negli anni '70 il Campionato italiano acconciatori».
Tra gli aneddoti, ci sono poi quelli che riguardano le teste famose passate tra le quattro mura della barberia di San Polo. Tra nobili, altolocati e gente comune ci passò, tra le tante, pure la testa di Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, meglio conosciuta come Sophia Loren, che presente alla Mostra del Cinema portò lì, in quel già famoso salone, il suo staff per essere pettinata e preparata in occasione dei suoi passaggi sul tappeto rosso del Lido. Nel frattempo anche il giovane Alberto, oggi titolare, quasi fosse una “genetica” tradizione, frequentando la bottega paterna s'innamorò del mestiere, e per farsi le ossa non fu subito assunto dal padre Vittorio, ma mandato a lavorare presso il salone di bellezza all'interno dell'Hotel Gritti per un paio d'anni.
Poi, preso a lavorare nella barberia di famiglia, nel 1999 ne ereditò la gestione e, a ragione, aggiunse Antica al nome Barberia Amato.
«Questa è più di un'attività artigianale che porto avanti con orgoglio in un luogo speciale. Attraverso questo mestiere e tra queste mura è passata gran parte della storia della mia famiglia, almeno un secolo», spiega Alberto, che nel gestire oggi il salone ha voluto mantenere l'atmosfera di una barberia d'altri tempi. «Chi viene qui entra in una sorta di club d'amici, più che essere considerato un semplice cliente. E tra loro ci sono tanti veneziani e altrettanti veneziani “foresti”, stranieri che hanno comprato casa in Centro Storico, e che in questa bottega ritrovano il piacere di un rito antico come la barba e capelli, in un luogo dal sapore antico». Con una magia in più.
Già, perché in questa bottega artigiana a San Polo, tra quelle pareti, la classica frase “Barba e capelli, grazie” riecheggia, e viene accontentata, da un secolo.
