Silvia Comello sostiene che Stefano Iurigh fosse già morto quando lo colpì. Mercoledì 8 maggio l’udienza davanti al gip
BICINICCO. In carcere, Silvia Comello ha avuto un lungo confronto con padre Silvio, il cappellano del Coroneo di Trieste, e ha chiesto di essere sottoposta a visita psichiatrica.
Sono ore di scavo interiore, elaborazione dei fatti e presa di coscienza di quanto avvenuto, minuto dopo minuto, nel corso della giornata di sabato 4 maggio, a Bicinicco, quelle che la 42enne di Reana del Rojale, accusata dell’omicidio del 43enne Stefano Iurigh, sta vivendo in attesa dell’udienza di convalida che, nella mattinata di mercoledì 8 maggio, la porterà in tribunale a Udine, davanti al gip Roberta Paviotti.
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Detto che l’indagata potrebbe anche decidere di avvalersi nuovamente della facoltà di non rispondere, come già la notte del fermo, di fronte al pm Andrea Gondolo, martedì 7 maggio è stata lei stessa a raccontarsi al proprio difensore, l’avvocato Irene Lenarduzzi, per chiarire cosa l’abbia realmente spinta a macchiarsi di un delitto che, aggravante o no (al momento, l’accusa di omicidio volontario non ne contempla), presenta i connotati dell’efferatezza.
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Non una questione di droga, che pure hanno consumato insieme – ha spiegato –, ma il bisogno di uccidere il demonio. Lo ha chiamato proprio così, sostituendolo alla figura di Satana, che aveva invocato nell’immediatezza dei fatti, rivolgendosi ai carabinieri.
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Una storia che parte da lontano, par di capire. Comello, per quanto ancora in evidente stato confusionale, ha riferito di sentirsi da tempo perseguitata dal demonio: lì, insomma, l’origine del male che la tormenta.
Fino a sabato mattina, quando, al Sert, non ha finalmente creduto di riconoscerlo in Stefano. E cioè nell’uomo che – questa la sua versione –, con la scusa di averla già vista da qualche parte, l’aveva avvicinata e le aveva proposto di andare a procurarsi assieme qualche dose di cocaina. Ricostruzione, questa, che ribadisce peraltro la tesi secondo cui quello sarebbe stato il loro primo approccio, diversamente da quanto sostenuto da alcuni testimoni, che ai carabinieri hanno riferito di averla vista recarsi da lui, a Bicinicco, anche in altre occasioni.
Quel che di cruento ne è seguito, al civico 75 di via Roma, risponderebbe a un unico imperativo: «Liberare il mondo e l’umanità dal male e rimettere in circolo l’amore», afferma con incrollabile convinzione l’indagata. Con una novità: Iurigh sarebbe morto prima che lei lo colpisse, a causa – così ancora Comello – di un’overdose provocata dal mix di metadone e sostanza stupefacente che aveva assunto e che sarebbe risultata di cattiva qualità.
Perché, allora, infierire sul suo corpo? «Il demonio risiede nella testa e per ucciderlo l’ho colpita con alcuni coltelli, ci ho sparso sopra acido muriatico e ho cercato di dargli fuoco», spiega l’indagata dalla casa circondariale dov’è rinchiusa.
Sarà l’autopsia, che il medico legale Lorenzo Desinan eseguirà dopo che saranno ultimate le notifiche alle parti, a chiarire se e quanto di vero ci sia nella ricostruzione proposta dall’indagata.