foto da Quotidiani locali
UDINE. Una giterella a Hong Kong? Oggi, volendo, cade a fagiolo l’occasione perfetta per un salto nell’ex colonia britannica, come ben sapete, patria di un cinema che terrebbe sveglio anche un sonnambulo proprio per le sue doti indiscusse nel proporre un’elegante frenesia nei suoi famosi action. Che gli americani ammirano e scopiazzano da quel tempo, va detto.
E se il Far East è arrivato al 26, non dimentichiamoci del numero zero — dal quale tutto cominciò al cinema Ferroviario di via Cernaia (luogo diventato sacro e meta di pellegrinaggio di inguaribili cinefili) — un’abbuffata hongkonghese che stregò gli udinesi fino al 1998 quasi a digiuno dei prodotti cinematografici orientali, se non bocconi dei soliti kung fu e spizzichi di immancabili samurai che si trafiggevano volentieri l’un l’altro.
Il viaggio di oggi è, fra l’altro, assai economico: basta munirsi di biglietto e rispettare un orario preciso: questo pomeriggio alle 16.40 al Giovanni da Udine. E un titolo altrettanto preciso, ovvio: “The Goldfinger”. No, James Bond stavolta non è in missione, anche perché attualmente è defunto.
Non è un caso che ci permettiamo un suggerimento privo di qualunque interesse. Non siamo né amici del regista Felix Chong, targato 1968, né giochiamo a bocce con i due super protagonisti della pellicola, ovvero Tony Leung Chiu-wai, Leone d’oro alla carriera nel 2023, e Andy Lau Tak-wah quel signore che diresse nel 2002 “Infernal Affairs”, poi diventato trilogia e presentato al Far East nel 2003.
Tale San è a capo di una Triade in un quartiere di Hong Kong che spaccia hashish e cocaina. E qui avviene uno scambio curioso: uno della banda s’infiltra nella polizia e uno della polizia scivola di nascosto nella banda. Vi dice qualcosa questa storia?
Vi diamo una mano: “The Departed” (2006) di Martin Scorsese con Matt Damon e Leo Di Caprio. Ah, c’è anche Jack Nicholson, giusto per la precisione. Praticamente un remake di “Infernal Affairs”.
Tutto torna in un facile incastro di fatti e di situazioni. Per tirare le somme il regista Felix Chong sarà ospite del Feff, sempre oggi al Talks delle 12.15, in sala Fantoni del Teatrone. E cercherà di prepararvi alla visione della pellicola.
Che accade in “The Goldfinger”?
Intanto prima entriamo un nano secondo nel sistema cinematografico di Hong Kong, messo alle corde dalla pandemia. L’industria cinematografica di mezzo mondo, anzi del mondo intero, faticò a rialzarsi dopo la botta mortale del Covid.
Certo, nazioni più danarose fecero più in fretta a mettere in cantiere nuovi progetti, altre ancora annaspano. Sebbene con un settore in ginocchio (in Cina rimasero chiuse per tantissimo tempo migliaia di sale) la scommessa di Felix ottenne consensi tant’è che il budget per girare “The Goldfinger” fu di 350 milioni di dollari di HK, l’equivalente di 41 milioni di euro. Non certo il ricco portafoglio di alcuni kolossal hollywoodiani, comunque una cifretta alta per tempi magri.
Uscito a inizio anno il box office ha risposto bene a “The Goldfinger” e molto merito, oltre a una trama accattivante, va alle due star Leung e Lau che anche stavolta non risparmiano i loro talenti a ruoli invertirti, però: Henry Ching (interpretato da Leung) è un personaggio ispirato al fondatore del Carrian Group, George Tan, il quale fu costretto a guardare impotente il crollo del suo impero a causa di uno scandalo di corruzione.
Ma l’uomo si rimetterà in gioco — lo sfondo sono gli anni Ottanta — senza badare troppo ai metodi tutt’altro che canonici attirando i sospetti della Commissione Indipendente Anticorruzione. E così entrerà in gioco Lau.
A proposito di Andrew Lau c’è un altro intreccio che si unisce agli altri, così giusto per chiudere un cerchio che avevamo aperto all’inizio. Nel 2004 uscì al Feff “Yesterday once more” un film diretto da Johnnie To — chi ama il far East lo conosce eccome questo grandissimo regista — con Lau nei panni di un ladro di Hk scappato in Italia con fermata proprio Udine, un omaggio di To alla città del Feff, giusto in tempo per rubare un gioiello in un negozio di via Muratti. Con una inquadratura anche in piazza San Giacomo.
Le storie del cinema sono sempre incredibili tra vere e immaginate.