foto da Quotidiani locali
Otto spacciatori finiti chi dietro le sbarre di una cella, chi sotto inchiesta e in stato di libertà. E una schiera di 170 clienti, consumatori abituali di cocaina, tutti italiani e insospettabili, per la maggior parte giovani (alcuni studenti) oppure nella fascia d’età fra i 40 e i 50, con un lavoro, uno stipendio, una vita apparentemente normale e quella maledetta dipendenza da polvere bianca che ingoia, ogni settimana (se non più volte a settimana), parecchi soldi.
E sono soltanto i clienti identificati – e interrogati anche dagli investigatori, poi segnalati in Prefettura come consumatori abituali – che hanno consentito di arrivare agli spacciatori e di incastrarli con solide prove. Già perché gli acquirenti, in realtà, sarebbero ben di più. È quello che emerge da tre inchieste per spaccio di sostanze stupefacenti coordinate dal pm Sergio Dini.
Borhen Chebbi è un tunisino ventiduenne, senza fissa dimora, che vendeva cocaina a Padova tra via Palestro e il quartiere Sacra Famiglia. Attivo soprattutto tra l’estate 2023 e il marzo scorso, era noto fra i suoi acquirenti con il soprannome di Roger.
La maggior parte comprava da lui mezzo grammo a 40 euro una o più volte a settimana soprattutto in vista del weekend; ma c’era anche un cliente che faceva il “pieno” rifornendosi di 15 grammi alla volta e spendendo fino a mille e 500 euro. Da lui, comunque, si trovava di tutto, comprese hashish e marijuana. Una cinquantina il nucleo dei clienti fedelissimi.
Intorno al locale “Ciccio Kebab”, nel quartiere di Chiesanuova, ruotava un altro giro di spaccio che sfruttava un gruppo di minorenni per vendere lo stupefacente. I primi di aprile sono finiti in carcere due tunisini, il titolare del negozio da asporto considerato centrale operativa dello spaccio, Skander Ferchichi, 46enne detto Ciccio kebab, residente a Mestrino, e Ahmed Ghabri detto Andrea, 21enne con domicilio a Selvazzano, mentre si sarebbero trasferiti in Germania altri due connazionali indagati in stato di libertà, i fratelli Oussama Wasti, 24enne, e Mohamed Wasti, 28 anni.
Tra il febbraio e il settembre 2023 questi ultimi impiegavano addirittura un tredicenne per smerciare cocaina, forti del fatto che sotto i 14 anni manca l’imputabilità e non si può essere processati. Dai tabulati telefonici sono risultati costanti i contatti tra il ragazzino e pure Ferchichi che avrebbe coordinato l’attività: oltre un’ottantina i clienti.
Intorno agli affari gestiti da un terzetto di spacciatori (presunti, almeno finché non c’è una sentenza di primo grado) operativi nel Piovese sono stati individuati una quarantina di clienti fissi, tutti interrogati dalle forze dell’ordine.
Lo scorso aprile agli arresti domiciliari è finito Alberto Schiavon, 44enne di Piove; destinatari della misura dell’obbligo di firma Michele Universi, 48 pure di Piove, e Fabio Tosin, 25 anni di Correzzola. Il business sarebbe durato dal 2020.