foto da Quotidiani locali
Un gruppo di studentesse ha impedito alla ministra Eugenia Roccella di parlare agli Stati Generali della Natalità, contestando la posizione sua e del governo sull'aborto.
Dal punto di vista politico, questa azione è doppiamente sbagliata.
In primo luogo – come hanno ben detto il presidente Sergio Mattarella, molti esponenti dell'attuale maggioranza, ma anche la responsabile giustizia del Partito democratico Debora Serracchiani – tutti debbono poter esprimere la loro opinione, e chi impone agli altri il silenzio passa dalla parte del torto.
Le contestatrici si sono comportate come facevano gli autonomi negli anni Settanta e i fascisti all'inizio degli anni Venti: urli e ululati per impedire a un avversario politico di parlare. Sappiamo come è andata a finire.
In secondo luogo, con questo tipo di contestazione si fa il gioco del governo, consegnando alla ministra Roccella la palma del martirio, oscurando la pochezza delle politiche governative di sostegno alle famiglie con figli.
Questo governo per le famiglie con figli ha investito meno di un quinto rispetto ai sei miliardi freschi all'anno aggiunti stabilmente dal governo Conte 2 con la legge Delrio-Lepri sull'assegno unico.
Una legge che – come ha recentemente calcolato l'Istat – nel 2022 ha portato un beneficio annuo medio di 670 euro in più per ciascun nucleo familiare, rispetto al vecchio regime.
Inoltre, ben il 38% delle famiglie che ne fruiscono sono nuovi beneficiari, cioè genitori che prima non avevano sostegni (disoccupati, incapienti, lavoratori autonomi). Il risultato è stato un marcato impatto redistribuivo, con una riduzione del rischio di povertà.
Il nuovo governo si è mosso nella giusta direzione, ampliando il finanziamento ai congedi parentali e alzando l'assegno unico per i primi anni di vita per i nuclei più poveri e numerosi.
Ma – come dicevo – le risorse investite sono state marginali, troppo basse per dare una qualche spinta alla natalità. Inoltre, è notizia recente, il governo ha rinunciato ad attuare il Family Act, tutta una serie di azioni, messe in campo dal governo Draghi, per sostenere – specialmente – la conciliazione fra lavoro e famiglia.
Recenti studi mostrano che il calo del numero di nati in Italia è in buona parte dovuto al ritardo con cui i giovani sono in grado di costruire nuove coppie stabili.
Per questi aspetti della vicenda il governo non ha fatto proprio nulla, anzi ha agito all'incontrario, azzerando i fondi per gli affitti e tenendo bassi gli stipendi dei lavoratori dipendenti, anche rifiutandosi di agire sul salario minimo.
Su queste mancate azioni dovrebbe concentrarsi la protesta dell'opposizione politica, della società civile e dei giovani, ossia della componente più penalizzata da queste mancate politiche governative.