Camera, commissione Affari Costituzionali, giorno quattro. Un solo punto all’ordine del giorno: il dl Autonomia. Prima la discussione, poi sarà la volta degli emendamenti, infine del voto e della trasmissione in aula. «Il vero ostacolo è arrivare con il testo alla Camera per il 29 aprile. Siamo qui in Commissione ogni singolo giorno per essere pronti per quella data. E ce la faremo» promette il segretario veneto della Lega Alberto Stefani.
Intanto, tutto intorno si dipana la sceneggiatura più ovvia: la continua iscrizione, nel calendario della discussione in Commissione, di nuovi interventi delle minoranze, per spostare il momento del voto sempre un po’ più in là. Ma c’è dell’altro, perché, tra le maglie delle intricate trame politiche, si annidano pure le astuzie dei compagni-rivali.
«È chiaro che ogni partito ha le sue battaglie: per noi, ad esempio, è la separazione delle carriere, e per la Lega è l’autonomia, che potrà essere votata prima o dopo le europee...» commenta Flavio Tosi (Forza Italia). Che però dice: «Se c’è un patto per posticipare il voto – e io non so se questo patto esista – allora coinvolge anche Salvini. I partiti al governo sono tre, è impensabile che Tajani e Meloni abbiano sottoscritto un accordo, tagliando fuori la Lega».
E Luca De Carlo, il segretario veneto dei meloniani, sottoscrive. Aggiungendo pure: «Non mi risulta che ci sia la volontà di andare dopo le elezioni. Anzi, finora chi ha ritardato sia il ddl Autonomia, sia quello sul premierato, è stata la sinistra, che ancora adesso continua con un atteggiamento ostruzionistico in entrambi i rami del Parlamento».
Eppure non sono i soli Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Perché giusto due giorni fa, dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, era il coordinatore forzista Antonio Tajani a predicare calma: «Dobbiamo vigilare, per evitare che questa riforma crei delle disomogeneità tra Nord e Sud, soprattutto in ambito sanitario» diceva. Il suo omologo veneto è d’accordo, ma aggiunge: «Per come è stato scritto, il provvedimento non sancisce nessuno sbilanciamento a favore del Nord Italia».
I tempi, quindi. «Come ha detto La Russa, si andrà in Aula quando sarà concluso l'esame, senza fretta ma anche senza ingiustificati ritardi» dice De Carlo.
Si parla di una riforma inserita nel patto di governo sottoscritto dai tre partiti di centrodestra. E certo ai leghisti non sarebbe dispiaciuto “sventolarla” nella campagna elettorale in corso, in vista di europee che non sono mai state tanto sentite, visto che da queste emergerà la nuova struttura della coalizione, dai pesi interni rinnovati, a seconda dei risultati alle urne.
«Noi stiamo lavorando in Commissione, da quattro giorni di fila e da mattina a sera inoltrata, per consegnare la riforma al relatore, alla Camera» dice Stefani. Prima delle europee o dopo le europee? «Da qui a qualche settimana, il disegno di legge sarà approvato. E questo è tutto quello che conta».