Pavone, la difesa chiede l’assoluzione per legittima difesa. L’avvocato Ronco: «Errori nella consulenza medico legale»
IVREA. «Penso che potete capirlo anche voi qual è il mio stato d’animo». Sono le uniche parole pronunciate da Franco Marcellino Iachi Bonvin, 72 anni, appena uscito dall’aula gup di Ivrea, nel giorno in cui la pm Valentina Bossi ha chiesto 12 anni di carcere per lui, per omicidio volontario. Un uomo «molto provato», come hanno sempre sostenuto i suoi avvocati Sara Rore Lazzaro e Mauro Ronco. L’udienza si è celebrata a porte chiuse, perché l’imputato a chiesto il rito abbreviato.
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La sua vita è cambiata definitivamente cinque anni fa, nel momento esatto in cui, tra il 6 e il 7 giugno 2019, Iachi Bonvin uccise Stavila sparando vari colpi d’arma da fuoco – mai quantificato esattamente il numero, pare fossero 3 o 4 da alcune testimonianze –, di cui uno lo colpì a morte. Stavila era intento a rubare la macchinetta cambiavalute del bar tabaccheria Fast-Furius, che si trova al piano terra dello stesso edificio di casa Iachi Bonvin. Secondo la ricostruzione della procura di Ivrea sparò dal balcone di casa – su cui è stata ritrovata della polvere da sparo – verso il ladro di spalle, mentre per la difesa sparò un colpo in aria dal balcone e poi scese al pian terreno ed esplose alcuni colpi, di cui uno mortale, temendo per la sua vita. «La collega Rore ha esposto le ragioni di carattere ambientale e personologico – ha detto Ronco all’uscita dell’aula – che spiegavano la gravità dell’intrusione commessa, quindi la grande tensione e lo sgomento da cui era pervaso il signor Iachi. Poi ha spiegato anche quanto la prima consulenza del dottor Testi contenesse degli errori dal punto di vista medico legale che sono stati ben descritti e contestati dal nostro consulente, dottor Varetto. Invece io ho discusso l’aspetto balistico e quello testimoniale, il primo non dimostra affatto la tesi dell’accusa, mentre il secondo, a mio parere, è a favore della tesi secondo cui il colpo mortale che colpì Stavila non venne sparato quando Stavila stava uscendo dai locali dall’alto, ma invece venne sparato in un momento diverso quando la vicenda era in corso di esecuzione».
Così Ronco e Rore Lazzaro hanno chiesto l’assoluzione per legittima difesa o legittima difesa “putativa”. «Ma anche nel caso in cui la giudice credesse alla ricostruzione della procura – spiega ancora Ronco –, visto che i colpi esplosi sono stati più di uno e di questi uno solo è caduta nel cortile, bisognerebbe riconoscere che si tratta di un errore».
L’accusa per Iachi Bonvin è diventata di omicidio volontario, dopo 5 anni e due avvisi di conclusione delle indagini preliminari per eccesso colposo di legittima difesa, all’udienza dello scorso mercoledì 21 febbraio, dopo che la giudice Rey aveva sollecitato la pm Bossi a riformularla. La persona offesa, cioè la compagna di Stavila, è stata risarcita con 20mila euro. Iachi Bonvin rese dichiarazioni spontanee in procura soltanto a un anno dai fatti. Quella volta disse al procuratore Ferrando, di aver sparato in aria dal balcone quando ha sentito scattare l’allarme del distributore, poi, una volta in strada, per paura, quando si è trovato di fronte a delle ombre che gli venivano incontro minacciosamente. La conclusione delle indagini preliminari per il 72enne Iachi Bonvin era stato l’ultimo atto dell’ex procuratore capo Giuseppe Ferrando, che aveva firmato personalmente l’avviso all’indagato, a settembre 2021. La seconda, invece, è arrivata due anni dopo, firmata dalla pm Valentina Bossi che però manteneva la stessa impostazione di fondo, almeno nei confronti di Iachi Bonvin, rispetto a Ferrando, con l’eccesso colposo di legittima difesa.