VOGHERA. Negli anni ha assistito migliaia di persone, 289 solo nel 2023. Le ha aiutate a uscire da una dipendenza, a lasciare la vita in strada, a riprendere in mano un’esistenza su cui non avevano più il controllo. Il progetto “Baraonde” della cooperativa “La Collina”, da un paio di decenni operativo sul territorio di Voghera, è in attesa di essere rifinanziato da Regione Lombardia: il Comune ha sostenuto la sua candidatura per l’accesso ai finanziamenti previsti per il sociale nel biennio 2024/2026, costituendosi ancora una volta partner della rete con cui “La Collina” opera ogni giorno per contrastare la marginalità.
In attesa che Regione si pronunci, però, il progetto non si ferma, perché chi lotta per rimanere a galla non può certo interrompere il suo percorso per mere questioni burocratiche. Ogni giorno al centro di via Balladore 4 arrivano volti nuovi intercettati per strada dagli operatori della cooperativa, che con pazienza cercano di capirne le storie e soprattutto i bisogni, e di affiancarli lungo una strada a volte è lunga e a volte meno, ma sempre in salita. Solo nell’ultimo anno, dicevamo, sono stati oltre 280 ad affidarsi a “Baraonde”: sono ragazzi ma anche adulti (l’età media è 42 anni), sono uomini (223) e sono donne (66), italiani (73) e stranieri (216, per lo più africani). Il disagio, così come la dipendenza, non esclude nessuna categoria, ma nel corso del tempo ha cambiato un po’ forma.
Lo “spazio tregua”
«Quando “La Collina” ha cominciato, una ventina di anni fa – spiega l’educatrice professionale Giorgia Rosi, responsabile del progetto “Baraonde” – venivano da noi soprattutto persone dipendenti da alcool e da sostanze (in primis l’eroina). Oggi, anche se i numeri sono rimasti più o meno costanti, ci troviamo spesso davanti a persone in estrema difficoltà economica, oppure prive di strumenti culturali, o stranieri che non sanno da dove cominciare per costruirsi una vita qui. Noi gli diamo uno spazio sicuro (lo chiamiamo “spazio tregua”, e per accedervi non servono nemmeno i documenti) in cui lasciare la strada per qualche ora, cerchiamo di conoscerli senza forzarli a parlare, e mettiamo a loro disposizione una serie di professionisti (educatore, psicologo, infermiere, assistente sociale ecc.) che li guidino verso i servizi che il territorio mette a disposizione. Gli indichiamo dove possono dormire, dove possono mangiare, dove possono trovare aiuto per superare le loro dipendenze. E, risolti i bisogni primari grazie a tutti i nostri partners (dalla Caritas al Serd), cerchiamo di andare oltre».
Non sempre le storie sono a lieto fine. La percentuale di successo varia di molto a seconda degli obiettivi (è solo del 15% sulle dipendenze, mentre sale fino al 70% sull'inclusione sociale, sull'accompagnamento al lavoro e la risposta ai bisogni primari), ma ogni vita salvata motiva gli operatori a tornare in strada: «In questi anni – racconta Rosi – abbiamo vissuto avventure straordinarie. Penso ad S., una giovane prostituta ucraina che è arrivata da noi incinta. Non aveva nessuno qui e siamo stati noi ad accompagnarla in sala parto, ad affrontare al suo fianco il processo di adozione e a ricongiungerla poi alla famiglia nel Paese d’origine. Oppure a M., cinquantenne italiano tossicodipendente che oggi è pulito e fa il muratore o ancora a F., diplomato e poco più che ventenne, anche lui finito nel tunnel della droga. Con il nostro aiuto si è ripulito ed è diventato un Oss: è tornato a casa dai genitori, lavora in ambito sanitario ed è pulitissimo». serena simula
L’accordo
La collaborazione tra il Comune e la cooperativa “La Collina” è longeva, ed è stata rinnovata qualche giorno fa con la decisione, da parte dell’amministrazione, di aderire nuovamente alla rete territoriale che sostiene il progetto “Baraonde”. «L’adesione – commenta l’assessore ai servizi sociali Federico Taverna – consolida una sinergia proficua tra i nostri servizi sociali e il centro di via Balladore che, negli anni, ha dimostrato di saper arrivare dove il pubblico non riesce ». Serena Simula
