foto da Quotidiani locali
Barbianello. Il teatro di questa vicenda è Barbianello, ma la storia potrebbe ricordare quelle di vecchia memoria di Brescello. Parroco contro sindaco, un caso che questa volta non è frutto della penna di Giovanni Guareschi (autore di don Camillo e Peppone), ma di denunce vere e fatti da accertare dove i protagonisti sono il sindaco Giorgio Falbo e il parroco don Gianfranco Maggi. Una storia finita di fronte ad un giudice monocratico del tribunale di Pavia, il magistrato Vincenzo Giordano, che dovrà valutare il caso. Falbo tra l’altro è ricandidato alle prossime elezioni dell’8-9 giugno.
La vicenda
Il reato contestato è diffamazione per lettere finite nelle cassette postali di tutto il paese firmate dal sindaco che però si difende, tramite i suoi legali, spiegando che nessuno l’ha visto imbucare le lettere e che quindi non sussiste la diffamazione.
L’imputato Falbo e l’accusatore don Maggi, martedì si sono trovati di fronte in aula. Don Maggi ha deposto e dopo di lui mezzo paese tra cui il capogruppo d’opposizione, il barista e altri residenti. L’oggetto del contendere sono delle lettere con parole contro il parroco trovate nelle cassette postali di Barbianello tra il 2020 e il 2021 e che erano firmate dal sindaco. Nel capo d’imputazione si parla di due comunicazioni del sindaco ai cittadini, ieri in aula ne è apparsa una terza ma anche dei messaggi sul cellulare. Della terza lettera e degli sms però non ne se ne terrà conto in giudizio.
Tra i passaggi contestati delle lettere ci sono parole come «uomo che ha perso la dignità» usate dal sindaco nei confronti del parroco don Maggi. Le sue accuse, ovvero di essere stato diffamato pubblicamente dal sindaco, sono state sostenute anche dai testimoni: tutti chiamati dall’accusa. «Riferimenti negativi nei confronti del parroco che è una persona specchiata e rappresenta un’istituzione fondamentale come la chiesa cattolica: ha fatto solo del bene a Barbianello» hanno ricordato alcuni cittadini ieri in aula. Hanno raccontato di aver trovato le lettere, ma di non aver visto chi fisicamente le imbucava. Il sindaco, seduto al banco degli imputati vicino ai suoi legali Isabella Cerutti e Luca Angeleri, ha seguito tutta l’udienza. A volte con evidenti cenni di disapprovazione quando parlavano il parroco e gli altri testimoni. «Hanno sfilato in aula praticamente tutti i testi dell’accusa, compresa la parte offesa don Maggi ed è emerso, come ampiamente previsto, che i fatti di cui al capo di imputazione non sono stati confermati da nessuno delle persone che hanno testimoniato - spiegano gli avvocati di Falbo , Isabella Cerutti e Luca Angeleri . L’accusa appare talmente infondata che abbiamo già rinunciato a parte dei testi a difesa e confidiamo nella piena assoluzione di Falbo». Il processo riprenderà il 28 maggio, quando potrebbe arrivare la sentenza.