PAVIA. I piromani dell’Università hanno un volto ma, per il momento, non un nome. Tre giovani sono stati infatti inquadrati e ripresi dalle telecamere installate vicino alle Poste centrali mentre si allontanavano a piedi, poco dopo le cinque di sabato mattina, probabilmente dopo aver appiccato l’incendio all’aula Magna sotterranea. Le immagini sono state acquisite dalla questura i cui uomini adesso stanno cercando di dare un nome ai giovani che hanno agito a volto scoperto.
Ripresi dalle telecamere
Evidentemente non si aspettavano di essere ripresi dalle telecamere. Se i piromani dovessero essere identificato saranno accusati di incendio doloso. Le indagini proseguiranno anche in questi giorni per chiarire il motivo di un gesto che, per il momento, non ha spiegazioni.
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L’ipotesi principale è che il gruppetto di piromani abbia agito per puro spirito di vandalismo senza altre motivazioni. Le persone inquadrate dalle telecamere sarebbero semplici teppisti. E’ evidente che non volevano provocare grossi danni in Università perché hanno agito in quello che, in pratica, negli ultimi anni è stato ridotto ad uno scantinato. Gli investigatori della Questura hanno esaminato le immagini di diverse telecamere sia pubbliche che private installate dalle parti di via Mentana (tra le poste e la Camera di commercio) che in via Defendente Sacchi. L’obiettivo era di verificare se la videosorveglianza avesse inquadrato qualcuno in strada dalle cinque alle sei di sabato mattina quando è scattato l’allarme.
Setacciati i detriti
Intanto ieri mattina (lunedì 8) una squadra dei vigili del fuoco del nucleo investigativo di Milano ha eseguito un ulteriore sopralluogo all’interno del sotterraneo dell’aula Magna.
Gli investigatori hanno setacciato i resti dei detriti rimasti intatti alla caccia di ulteriori indizi che provassero il dolo. Indizi che potevano essere un pezzo di plastica di una tanica o un lembo di stoffa usato come innesco. Ma sembra che i pompieri-investigatori non abbiano trovato niente di interessante in un ambiente danneggiato più dal fumo che dalle fiamme.
Ma il dolo sembra ugualmente provato dai due punti di innesco che sono stati individuati durante il primo sopralluogo eseguito sabato mattina. Punti di innesco distanti tra loro che sarebbero delle bruciature particolari e circoscritte. Quello più importante è stato scoperto nella sala che veniva usata come archivio vicino all’impianto del sistema antincendio Sprinkler. Il funzionamento di questi impianti avanzati si basa sulla dispersione di acqua sul fuoco. Questi sistemi si attivano in modo automatico su un incendio per spegnerlo con acqua nella fase iniziale, oppure contengono le fiamme per consentirne l'estinzione con altri mezzi.
I piromani hanno poi staccato dal suo supporto un estintore e hanno cercato di usarlo: forse volevano provocare altri danni ma non è da escludere che si siano spaventati per il fumo fittissimo e per le fiamme e avessero anche cercato di domare il principio d’incendio che era andato oltre le loro intenzioni. Operazione non riuscita perché il rogo è stato estinto grazie all’intervento delle squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di viale Campari.
I sistemi antincendio e antifumo erano entrati in funzione alle sei di domenica mattina. Gli addetti della sicurezza dell’Università avevano raggiunto l’ingresso dell’aula Magna di piazza Leonardo da Vinci: la porta era stata appena forzata.
L’allarme è scattato con le telefonate al centralino del comando dei vigili del fuoco. I piromani, oltre a forzare la porta d’ingresso, avevano scassinato anche quella dell’uscita di sicurezza.