foto da Quotidiani locali
PAVIA. L'anno spartiacque fu il 1994, con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Nessuno, tranne un gruppo di docenti dell'Università di Pavia, si era posto il problema: chi monitorerà il pluralismo se il Cavaliere vincesse le elezioni (come in effetti accadde)? L'Osservatorio di Pavia, nato allora dall'intuizione di quei professori, oggi compie 30 anni. Trent'anni di navigazione in acque tempestose, a volte, ma che hanno portato il centro studi a diventare un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Da allora sono passate centinaia di elezioni, migliaia di ore di telegiornali e trasmissioni tv, tutto setacciato, con il semplice (si fa per dire) e unico obiettivo: garantire equilibrio quando _ attenzione _ non esisteva ancora nè la legge sulla par condicio (del ’96), nè Agcom (L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni del ’97). Da allora questo piccolo-grande occhio che vigila sul pluralismo in Italia di strada ne ha fatta. Talmente tanta che oggi istituzioni e organismi europei (Unione europea, su tutti) e mondiali (Onu e Osce) guardano alla sua metodologia e il modello è "copiato" in molte parti del mondo.
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I professori in campo
«Forse sembrerà strano che proprio a Pavia ci si pose il problema, ma in effetti tutto nacque da qui», racconta il presidente Andrea Caretta che guida l’osservatorio con Ludovica Cassetta (vice presidente) Andrea Malnati, Laura Montini e Valeria Bianchi (consiglieri). «La discesa in politica di Silvio Berlusconi, proprietario di televisioni, pose un problema che non si era mai posto prima in Italia – racconta Caretta –. La questione se la pose subito la Rai, presieduta allora dall’economista Claudio Demattè. Bisognava da una parte certificare il comportamento della tv di Stato nei confronti dell’informazione politica, ma anche raccogliere dati per confrontarli con le altre emittenti». Si dà il caso che Demattè conoscesse Franco Rositi, all’epoca preside della facoltà di Economia e commercio dell’Università di Pavia e sociologo, esperto di contenuti televisivi. Rositi coinvolse altri: Giacomo Sani, professore di Scienze politiche, Pasquale Scaramozzino professore di scienze politiche pure lui e Celestino Colucci, professore di metodologia di Scienze politiche e Pietro Muliere, professore di Statistica. Insieme alla cooperativa Cares, diretta da Antonio Nizzoli, iniziò a gettare le basi dell’Osservatorio. Obiettivo: avere dati sistematici e affidabili con una metodologia basata sia su elementi quantitativi (tempi di presenza, diritto di parola), sia qualitativi (contesto e valutazioni). «Non fu semplice mettere in piedi un struttura che giornalmente registrasse le trasmissioni Rai e le analizzasse con l’obiettivo di fornire una certificazione della correttezza della campagna elettorale in tv». Il primo monitoraggio coprì, oltre che la tv di Stato, anche le reti del gruppo (allora) Fininvest e Tele Montecarlo. La Rai, finite le elezioni, trovò il servizio molto utile.
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Gli anni della conferma
I dati dell’Osservatorio diventarono così parte del contratto di servizio. «Ancora oggi abbiamo la pagina di giornale che ricorda quel prestigioso traguardo» dicono tutti i consiglieri. «Dal ’95 i nostri dati sono continuativi» prosegue il presidente. Negli anni il raggio d’azione si è ampliato. E i tempi sono cambiati. «E’ cambiato lo scenario dei media – ricorda Caretta – con l’avvento dei social. Tv, giornali e radio non hanno più un ruolo centrale come prima. Ci sono i canali tematici. Ma noi monitoriamo la comunicazione politica dei sette principali canali, che devono rispettare le regole stabilite, anche se il ventaglio di attività si è evoluto. Poi ci sono le ricerche su altri argomenti: ambiente, rappresentazione della sicurezza, immigrazione, parità di genere». Il pluralismo è garantito in Italia? «Direi di sì – assicura –. Noi siamo stati i primi a sviluppare, nel ’94, un’esperienza particolare diciamo. Ma il sistema ha tenuto». Il più “birichino” in tema di par condicio? Sicuramente il Tg4 ai tempi di Emilio Fede...».
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Pareti di bobine e trasmissioni registrate
Impressiona vedere intere pareti di vecchi cd e bobine. Nella sede dell’Osservatorio i corridoi sono diventati talmente stretti che ci si passa a fatica. «Questo è il nostro archivio dove sono contenute ore e ore di telegiornali e spezzoni di trasmissioni televisive» spiega il consigliere Andrea Malnati mentre contolla le custodie delle vecchie registrazioni. E fa una certa impressione pensare a quanto lavoro di visione c’è dietro, prima di monitorare e analizzare tutti i dati, confrontarli e trarre poi le conclusioni. L’osservatorio impiega più di 20 ricercatori e si avvale della collaborazione di un network di accademici ed esperti nel settore dei media e della comunicazione. Da più di 20 anni svolge continuativamente l’attività di monitoraggio del pluralismo politico sulle televisioni nazionali, i cui risultati vengono utilizzati dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai. Il suo approccio al monitoraggio dei media è stato adottato dalle missioni di osservazione elettorale dell’Unione Europea e dell’Osce. Tra le molte collaborazioni internazionali si segnalano quelle con il Council of Europe (Coe), l’Onu e con organizzazioni non governative per cui ha svolto numerose attività di monitoraggio in più di 80 Paesi. In ambito nazionale ed internazionale l’Osservatorio di Pavia si è accreditato come centro di primo piano in tema di libertà di espressione, mass media e democrazia.Tra i principali ambiti di ricerca, oltre alla comunicazione politica, la comunicazione sociale, scientifica ed economica. In ogni sua attività l’istituto si è caratterizzato per la particolare attenzione da sempre riservata allo studio dei media e del loro ruolo nei contesti politici, economici e sociali: pluralismo, governance, diritti umani, sviluppo sostenibile, inclusione sociale, questioni di genere e altro ancora.
Il convegno – Ci sarà anche Gentiloni
Ci sarà anche il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni al convegno organizzato venerdì nell’Aula Foscolo dell’Università per i 30 anni dell’Osservatorio. Si comincerà alle 10.30 con i saluti istituzionali del rettore Francesco Svelto e della direttrice relazioni istituzionali Rai Angela Mariella. Tanti gli ospiti illustri che hanno assicurato la loro presenza: Barbara Floridia (presidente della Commissione di vigilanza della Rai), Nando Pagnoncelli (presidente Ipsos), Carlo Corazza (direttore ufficio Italia del Parlamento europeo). Interverrano via video anche Giacomo Lasorella, presidente di Agcom, e Francesco Giorgino, direttore dell’ufficio studi Rai. Saranno presenti fra i relatori invece Giuseppe Carboni (direttore Rai Parlamento) e Anna Piras (vice direttrice di Rai Parlamento). Parleranno su temi specifici anche relatori dell’Osservatorio: Marina Villa (regole della par condicio), Mirella Marchese (Europa e cambiamenti climatici), Monia Azzolini (monitoraggi delle elezioni europee) e Ludovica Cassetta (Prime time nei tg sull’Europa). —