foto da Quotidiani locali
LA STORIA. Sono più di 900 i soprannomi individuati nel libro amarcord “Come ci chiama(va)no e come ci chiamiamo”. Il lungo e certosino lavoro è stato eseguito da cinque garlaschesi doc come Carla Berri, Lelio Bonacossa, Teresa De Agostino, Tranquillo Portalupi e Franco Raina, tutti componenti del Gruppo fotocineamatori garlaschese.
Sabato 23 marzo alle 21.15 la pubblicazione sarà presentata nella sala polivalente di via Ss. Trinità: il moderatore Gianni Mussini, scrittore e critico letterario, sarà affiancato dal sindaco Simone Molinari, dal consigliere regionale Ruggero Invernizzi e dall’europarlamentare Angelo Ciocca, che hanno anche firmato le rispettive prefazioni all’inizio del volume celebrativo.
Nel libro dedicato ai soprannomi, agli aneddoti e ai personaggi di Garlasco scorre la vita di un’intera comunità nell’ultimo secolo: dai sindaci agli artigiani, ai commercianti e agli sportivi, primo fra tutti Luigi Malabrocca, la celebra maglia nera del Giro d’Italia 1946 e 1947 scomparso nel 2006. Il suo soprannome era Cinès per via dei caratteristici occhi a mandorla.
«Nei nostri paesi – spiegano gli autori – dove tutti si conoscono e amano perlopiù chiamarsi con il semplice nome di battesimo, un cognome troppo comune o che non abbia colpito l’immaginazione viene facilmente dimenticato. Così si ricorre a diverse storpiature dello stesso oppure ad aggiunte. Per esempio, al nome Antonio: Toni äl frè, Toni al biund, Toni däl Cichìn. Si dà così il via al soprannome»
. Fra gli ex sindaci c’è Luciano Panzarasa, docente in pensione dell’istituto “Bordoni” di Pavia e priore della Confraternita di San Rocco, il cui nomignolo è “Citä” per via dell’agilità nel salire sugli alberi da ragazzino. Poi il suo successore Pietro Francesco Farina, commercialista e docente all’istituto “Casale” di Vigevano scomparso nel 2021: i compagni di gioco lo avevano soprannominato “Baciòch” per la cuffia con pompon indossata da adolescente.
Nel libro compare anche Francesco Franchini, detto “Cecu dlä Rusä”, tipografo che il 1° maggio 1945 curò la stampa del primo numero del Giornale di Vigevano con il proclama del Governo militare alleato e i componenti del Comitato di liberazione vigevanese. Stamperà anche La voce del popolo e L’Indipendente. Giuseppe Chiaramondia, “Giusipèn adl’orgän” morto nel 1958, girava la Lomellina in bicicletta per suonare l’organo, mentre Giosuè Farina, “Giusvè”, era un appassionato di musica operistica.
Mordace la sua risposta a un viaggiatore che chiedeva la distanza da Garlasco a Pavia: «Du Träviat e un Volare», con riferimento alla Traviata di Verdi e al grande successo di Modugno. L’ingegner Emilio Corbellaro, nato alla cascina Gaviola di Zerbolò, era detto “Müla stràcä” per il suo incedere lento e ondeggiante. Stasera l’ingresso alla sala polivalente sarà libero. Il Gruppo fotocinematori fu fondato il 28 novembre 1969: nell'aprile dell’anno successivo fu allestita la sede con camera oscura e nel 1971 fu accettata l'affiliazione alla Federazione italiana associazioni fotografiche (Fiaf).
Umberto De Agostino