foto da Quotidiani locali
Mimosa Campironi, caleidoscopica artista pavese, ha 37 anni, scrive testi, canta e recita. Da venerdì a domenica sul palco del Fraschini sarà Rosaura, l'innamoratissima fidanzata di Florindo ne "Il Giuocatore" di Goldoni. La donna vive aspettando l’amato, nell'illusoria convinzione che alla fine la sceglierà, preferendola al gioco.
Mimosa Campironi, è la sua prima volta sul palco del Fraschini. Emozionata di tornare nella sua città?
«Sì, è una sensazione bellissima. Da anni la mia vita è altrove, divisa tra Milano e Roma, ma a Pavia conservo i più bei ricordi della mia infanzia. Mamma e nonni sono infatti pavesi. Arrivare al Fraschini è una grande gioia, un teatro che racchiude la storia della città e oltretutto portando in scena un autore che ha studiato al Collegio Ghislieri».
Sul palco reciterà, canterà ed è anche l'autrice delle musiche originali.
«Questo fa parte di un progetto completo e bellissimo. Sì, in effetti le musiche sono mie e canto anche tre brani. Sul palco ci sarà un pianoforte costruito da noi, che è elettrico ma ha sonorità che sembrano acustiche a tutti gli effetti».
Chi è Rosaura?
«Una ragazza che vive nell'illusione del suo grande innamoramento, senza rendersi conto che Florindo è invece più innamorato del gioco. Anch'egli è vittima di una grande illusione, convinto che alla fine vincerà una grande somma e smetterà di giocare».
Sono le illusioni raccontate da Goldoni, ancora attuali.
«Questa commedia è infatti attualissima e il regista Roberto Valerio ha avuto l'intuizione di darle un'ambientazione atemporale. La scenografia è una barca sulla quale ci siamo noi attori, vestiti con abiti contemporanei».
C'è qualcosa di lei in Rosaura?
«"Per fortuna il mio innamoramento non è illusorio... svelo infatti che tra me e il protagonista, Alessandro Averone, c'è un rapporto vero che dura ormai da otto anni».
Con che sensazioni si uscirà dallo spettacolo?
«Offriamo occasioni per riflettere. Ma vorrei anche sottolineare che si ride perché è una commedia che vuole portare leggerezza nella nostra vita, sempre così stressata».
Ora lavora con Matteo Vignati a “Hikikomori: il mondo visto da una stanza”.
«Sì, è una sorta di Romeo e Giulietta contemporaneo in cui il fenomeno sociale Hikikomori si trasforma in format spettacolare. Il teatro si mescola ai social, il social alla realtà, la realtà alla fantasia virtuale».
A New York hanno premiato il suo "Family Game VR", un teatro impegnato.
«Con la tecnologia del 360 VR lo spettatore è catapultato in mezzo alla scena, proprio dove si svolge l’azione drammatica e chiamato a “giocare” con l’attore. Anche lo Iulm lo sta studiando».
Lei è la testimonianza che osare in teatro si può.
«Il teatro ha bisogno di persone nuove e di entusiasmo. Ci dicono che il futuro è grigio, ma non è vero. Semplicemente per realizzare un'idea serve tempo, devi lavorare tanto e saper anche incassare magari nove no prima di un sì».
Daniela Scherrer
