MORTARA. Sono accusati di essere i truffatori che con lo spray intontiscono gli anziani e, spacciandosi per falsi tecnici dell’acquedotto, svaligiano le abitazioni. Ora rischiano pesanti condanne, per 31 colpi avvenuti con bottini complessivi per diverse decine di migliaia di euro. Colpi avvenuti anche a Mortara, Garlasco, Casteggio, Ceretto Lomellina e Villanova d’Ardenghi. La procura di Asti, tribunale dove è incardinato il processo, ha chiesto 10 anni e 8 mesi ciascuno per Emanuel Olivieri, 40enne, e Roberto Vinotti, coetaneo, entrambi residenti in Piemonte.
La ricostruzione
Sono imputati per associazione per delinquere e per una serie di rapine e furti in abitazioni con l’utilizzo dello spray urticante per spaventare e stordire le vittime. Colpi che erano avvenuti, secondo le ricostruzioni della procura di Asti , in mezzo Nord Ovest. In Piemonte, zona d’origine dei due, ma anche in Lombardia (tra cui i centri citati in provincia di Pavia), Liguria ed Emilia Romagna. C’erano anche altri 5 indagati, che hanno seguito filoni diversi: c’è un altro procedimento a dibattimento in tribunale ad Asti , ed un altro aperto a Vercelli per fatti contestati avvenuti a Moncalvo (comune astigiano sotto la competenza della procura vercellese).
I carabinieri di Asti tra maggio e luglio 2023 avevano sgominato la banda. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, per raggiungere i luoghi delle aggressioni, la gang avrebbe utilizzato una Mercedes Gla e un’Audi A3 con targhe clonate. Le auto sarebbero state nascoste in un cascinale sulle colline astigiane.
Agivano sempre in tre
Come detto, i colpi contestati alla banda sono 31. Nel primo blocco dell’indagine, a maggio 2023, erano stati contestati 18 truffe e raggiri, tra cui quelli commessi a Mortara, Ceretto e Casteggio. Nella seconda tranche dell’indagine, nel luglio dello stesso anno, era stati contestati altri 13 raggiri, con i casi di Villanova e Garlasco.
Secondo le indagini, ad agire erano sempre in tre. Uno restava in auto, gli altri due si attrezzavano con cappellini, pettorine catarifrangenti, abiti da lavoro, tesserini falsi e apparecchiature che simulavano la lettura di presenza di gas nell’aria. Agli anziani raccontavano la storia della presenza nelle tubature dell’acqua di un gas nocivo per l’oro e per la filigrana delle banconote e invitavano i padroni di casa a radunare tutto in un sacchetto per riporto in frigorifero. Spesso liberavano nell’aria uno spray urticante, per distrarre ancora di più le vittime. —