BRONI. Non era bastata l’aggressione da parte del cane, un pastore dell’Asia centrale, razza nota non certo per la sua mansuetudine. Contro la gattina, che aveva avuto l’ardire di entrare nel giardino sbagliato, ci si era messa anche la proprietaria del cane, che si era accanita sulla gatta con il suo bastone per deambulare, fino a farla sanguinare. La micia, ferita e dolorante, era stata recuperata poi dalla sua proprietaria, che l’aveva portata in clinica veterinaria, dove le era stata amputata una zampa. Un intervento da cui non si era più ripresa: la gatta era morta qualche tempo dopo.
A distanza di sette anni da quella vicenda per C. L., una donna di 82 anni che abita a Broni, è scattata la condanna a 5mila euro per maltrattamento di animali. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Silvio Bolloli, che ha anche trasmesso gli atti alla procura per falsa testimonianza a carico del marito dell’imputata, che durante la sua deposizione ha negato la ricostruzione fatta da diversi testimoni che avevano assistito alla scena.
La denuncia
Tutto è partito dalla denuncia della proprietaria della gattina, nel processo parte civile con l’avvocato Marco Coppini. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la micia quella mattina del 9 settembre del 2017 si introdusse nel cortile della vicina, dove si imbattè subito nel guardiano della proprietà: un esemplare di pastore dell’Asia centrale, cane di grossa taglia. Lo scontro fu a sfavore della gatta, che il cane azzannò.
Il trambusto attirò l’attenzione della proprietaria del cane, che vedendo la scena invece di allontanare il suo animale prese il suo bastone e, secondo l’accusa, infierì ancora sulla micia, lasciandola inerme e ferita. A nulla valsero le urla della proprietaria della micia, che riuscì solo a farsi ridare il suo animale. La gattina era in gravi condizioni e fu subito portata all’ospedale veterinario di Stradella, dove i medici furono costretti ad amputarle la zampa posteriore. Alla fine la micia morì, anche se l’accusa è rimasta in piedi solo per l’ipotesi di maltrattamento e non di uccisione di animali.
Il processo
Agli atti del processo è finita la documentazione, anche fotografica, delle condizioni in cui fu ridotta la gattina. I testimoni chiamati in aula hanno confermato le dichiarazioni della proprietaria della micia, che aveva assistito alla scena. Tutti, ad eccezione del marito dell’imputata, che ha detto che la gatta era stata ferita dal cane e che lui stesso aveva provato a toglierla dalla bocca dell’animale.
