MONTÙ BECCARIA. Era monitorata da tre anni, attraverso le fototrappole, la lupa rimasta impigliata in un laccio metallico, nelle campagne di Stradella, e poi presa a bastonate fino a ridurla in fin di vita. Silvia Zavatarelli, la guardia ecologica volontaria, che l’ha avvistata la prima volta, le aveva addirittura dato un nome, Isabella. Lo racconterà venerdì 15 marzo, alle 21, alla biblioteca comunale di Montù Beccaria, insieme a Cinzia Paravella, volontaria Enpa che ha soccorso la lupa, Sabrina Moroni, steward dell’Università di Pavia e addestratrice cinofila, il coordinatore Gev Maurizio Macchetta e il luogotenente Piero Sasso. «È già una dozzina di anni che monitoro i lupi per la mia attività di educazione ambientale nelle scuole – spiega –. La prima volta che ho avvistato questa lupa è stato tre anni fa, quando era piccola e giocava con la mamma: mi hanno avvertito degli agricoltori che avevano visto un “cane nero” nei vigneti. Faceva parte del branco che era stato avvistato tra San Damiano al Colle e Montù Beccaria. Era da tempo che girava sulle colline, poi d’inverno era scesa verso il Po dove c’è più possibilità di cacciare». L’allarme lanciato due anni fa per la presenza del branco in collina aveva scatenato i bracconieri e molti esemplari erano stati abbattuti o avvelenati. Da nove che erano, praticamente era rimasta solo lei, infatti, gli avvistamenti con le fototrappole si erano ridotti. «Andavamo a guardarla con mia figlia e alla fine le abbiamo messo un nome, Isabella – aggiunge la Gev -. Non si dovrebbe mai umanizzare un esemplare di lupo, ma ci siamo affezionati e ci dispiaceva classificarla con una lettera o un numero. Lei era la più piccola e dalle immagini sembrava particolarmente fragile».
Le cure alla lupa ferita
Ora Isabella lotta per la vita nel reparto di terapia intensiva del centro di Monte Adone a Bologna, perché i colpi inferti sulla testa, probabilmente con un bastone, hanno rischiato di esserle fatali. L’Enpa nazionale ha sporto denuncia contro ignoti e le forze dell’ordine stanno indagando. «Quello che è accaduto è un fatto gravissimo – conclude -. Tutti gli anni si discutere se ridurre lo status di protezione del lupo, invece dovremo sempre più convivere con gli animali selvatici ed è importanti e sostenere realtà come l’Enpa o il centro di Monte Adone». —
Oliviero Maggi