Pavia. Un malessere silenzioso e strisciante, che mette nel mirino il corpo e lo trasforma in bersaglio delle proprie paure o supposte inadeguatezze, a partire dalla percezione del proprio aspetto fisico. È la sintesi preliminare di un sondaggio anonimo inviato dal Mondino alle scuole superiori delle provincia: hanno risposto 1.800 studenti tra i 14 e i 18 anni, ed è una delle prime fotografie che ritraggono il disagio giovanile in provincia scattate da un istituto clinico.
Un dato su tutti: il 64 per cento dei giovani intervistati ha dichiarato insoddisfazione per il proprio peso e manifestato la paura di ingrassare, in modo indipendente dal proprio stato di forma. «È un attacco al corpo, terreno sul quale si consuma la battaglia della crescita quando ansie e preoccupazioni vengono covate in silenzio. La pandemia lo ha reso un elemento ancora più centrale, ma le sofferenze che si provano in adolescenza non sono insuperabili» spiega Luca Capone, psicologo dell’istituto neurologico di Pavia, che è partner del progetto “Prima che...”, rete di prevenzione del disagio giovanile in provincia.
Guardarsi allo specchio
In un momento storico dove i disturbi alimentari sono in aumento, l’aspetto fisico è un argomento centrale nella crescita dei giovani in cammino verso l’età adulta. L’argomento è messo in luce anche dalle risposte al questionario anonimo del Mondino, che peraltro è uno dei riferimenti regionali per il trattamento dei disturbi collegati all’alimentazione. «Le sofferenze legate al rapporto tra alimentazione e corpo sono in crescita – prosegue l’esperto – sei ragazzi su dieci hanno risposto che il proprio peso è percepito come aspetto centrale, indipendentemente da un’eventuale condizione di sovrappeso. È una percezione legata al non sentirsi all’altezza rispetto a come l’altro mi vuole». Un gioco di sguardi (allo specchio e con le persone) che mette al centro la prestazione e il confronto con la realtà che ci circonda, dove non c’è più un modello univoco da emulare ma tanti, forse amplificando il sentimento di inadeguatezza. «Il fallimento non è preso in considerazione e ciò ha dei riflessi anche sul corpo – aggiunge Capone – ma non è l’unico aspetto. Io sono fermamente contrario alla demonizzazione di internet, ma i social fanno parte di questo scenario: oggi non c’è più uno stereotipo univoco ma tanti modelli veicolati dagli influencer, che simboleggiano canoni cui i giovani si confrontano anche sul piano di concetti come il talento o la performance».
Un altro dato: il 43 per cento dei giovani intervistati ha riferito di aver messo in atto metodi per perdere peso. «Il questionario non scende nel dettaglio – continua l’esperto – possiamo ipotizzare che si tratti di diete o attività sportiva, ma anche tecniche fai da te che in futuro potrebbero sfociare in qualche forma di disturbo». Lo psicologo mette in luce il nuovo volto dei disturbi dell’alimentazione, che non sono più orientanti all’ideale distorto della magrezza assoluta. Sintomi dei nuovi canoni e delle aspettative con le quali si viene a contatto: «Stanno emergendo nuovi disturbi alimentari come la vigoressia» dice Capone, parlando della tensione ossessiva al raggiungimento di un fisico scolpito.
L’attacco al corpo
Il sondaggio anonimo del Mondino mette in luce un disagio silenzioso e tutto interno covato dalle nuove generazioni: «Il senso dell’indagine è rilevare che forma assume il disagio. Sono emerse ansie e sofferenze profonde che non si manifestano con rabbia e aggressività ma con attacchi al corpo». E non solo di fronte allo specchio: poco più di un giovane su tre ha dichiarato di aver cercato di farsi del male, mentre uno su dieci ha dichiarato di aver tentato il suicidio almeno una volta. «Si tratta di risposte allarmanti – prosegue Capone – e tuttavia sono in linea con quelle raccolte da studi più ampli».
Il progetto – Un numero verde per le famiglie e percorsi per superare le difficoltà
Un numero verde e due profili social per ribadire che giovani e famiglie non sono da soli: il questionario del Mondino è soltanto un tassello del più ampio progetto “Prima che...”, realizzato con il contributo di fondazione Cariplo. Il Centro servizi formazione è l’ente capofila, e ha messo ha disposizione le sue sedi di Pavia, Vigevano e Voghera dove psicologi e operatori sono stati formati dallo staff del Mondino tramite percorsi di formazione specifica per intercettare il disagio prima che si aggravi, in collaborazione con gli operatori con lo scopo di approcciarsi nel modo corretto e creare un ambiente accogliente. Il numero verde (attivo dal lunedì al venerdì) è 800 .91020, e il progetto ha anche profili su Facebook e Instagram (PrimaChe_Official). L’iniziativa si basa su percorsi anche laboratoriali, per dimostrare ai giovani che le difficoltà dell’adolescenza si possono superare. L’obiettivo del progetto è anche quello di creare una rete con il coinvolgimento della comunità educante e delle istituzioni (Ats compresa) in modo da stringere le maglie della prevenzione. Hanno aderito diverse scuole superiori ( il Taramelli-Foscolo di Pavia è una di queste) oltre che parrocchie e associazioni che già si spendono sul territorio (come l’oratorio di San Mauro o la parrocchia del Santissimo Salvatore).