foto da Quotidiani locali
Cesare Bocci è un padre diviso tra due famiglie e alle prese con il dramma della depressione giovanile ne “Il figlio”, dal testo dello scrittore francese Florian Zeller (Premio Oscar 2021 per la migliore sceneggiatura non originale), con regia di Piero Maccarinelli, in scena giovedì 7 (ore 21) al Carbonetti, ultimo appuntamento della stagione 2023-24 del teatro bronese. L’attore marchigiano, reso celebre dal personaggio di Mimì Augello nel Commissario Montalbano (e nel ruolo del papà di Margherita Hack nella fiction Rai “Margherita delle stelle”) dovrà combattere per rimediare ai suoi errori di genitore apparentemente presente, ma in realtà distratto dalla nascita della seconda figlia avuta dalla nuova compagna Sofia (una convincente Marta Gastini, mentre Galatea Ranzi è altrettanto efficace nei panni dell’ex moglie), per strappare l’adolescente Nicola (Giulio Pranno), dal baratro che lo spingerà ad abbandonare per mesi gli studi liceali e a tentare il suicidio.
Un dramma che propone tematiche di stretta attualità della vita familiare.
«Sì, un testo importante – risponde Cesare Bocci – con un messaggio chiaro ai genitori: di fronte al disagio e alla malattia dei figli, non abbiate paura, non vergognatevi e non voltatevi dall’altra parte, facendo finta di nulla, ma rivolgetevi a degli specialisti, piuttosto che al medico di base. Non dimentichiamo che la pandemia ha aggravato il disagio dei nostri ragazzi».
Piero, il padre, ha una personalità forte, fin troppo. Arriverà anche allo scontro fisico col figlio.
«Lui sfoga la frustrazione con la rabbia, pretende di avere dato tutto al figlio e quindi si aspetta tutto da lui. Ma a contare non sono soltanto le cose materiali».
Progetti futuri?
«Comincerò le riprese di un film in una pausa della tournée teatrale».
Meglio il teatro o il cinema?
«Adesso sono molto preso dal teatro, ma le cazzate le puoi fare da una parte e dall’altra....».
La rivedremo nei panni di Mimì Augello?
«Sì, in una puntata all’ospizio (sorride). Scherzi a parte, credo che Mimì Augello e il suo amico e collega Montalbano siano andati definitivamente in pensione».
Da padre, nella vita oltre che sul palcoscenico, che effetto le hanno fatto le manganellate di Pisa?
«Le considero un fallimento, per tutti, anche per le tante brave persone, uomini e donne delle forze di polizia che svolgono con scrupolo e coscienza il loro lavoro di tutori dell’ordine. Come si può bastonare dei ragazzi che hanno l’unico torto di voler manifestare le proprie idee su questioni importanti? Ricordo la puntata in cui Salvo Montalbano voleva lasciare la polizia per i fatti di Genova e l’amico Mimì gli disse che faceva bene. Ecco, credo che la vicenda di Pisa non faccia bene a nessuno, certo non ne fa all’amore e al rispetto che si dovrebbe avere nei confronti delle istituzioni».