VIGEVANO
«Invitiamo i dipendenti Moreschi che perderanno il posto a inviarci il curriculum, utilizzeremo la nostra rete di contatti per aiutarli a trovare impiego nel mercato calzaturiero e in altre realtà lavorative». La proposta arriva dagli attivisti del movimento civico “Vigevano prima di tutto” ed i destinatari sono i 59 operai del calzaturificio Moreschi che sono appena stati coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo, la seconda dell’azienda in pochi mesi. «È importante sottolineare – proseguono gli attivisti – che ci possono essere opportunità di lavoro al di fuori di Vigevano. Sappiamo che ci sono aziende nella zona di Parabiago che potrebbero avere bisogno di personale qualificato».
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14086117]]
Il grosso problema è che i dipendenti Moreschi che verranno licenziati sono persone di oltre cinquant’anni che per una vita hanno realizzato scarpe di alta qualità e che difficilmente potrebbero essere impiegate in un altro settore. «Non facciamo promesse, ma vogliamo dare una mano – concludono gli attivisti di “Vigevano prima di tutto” -. Il curriculum va mandato all’indirizzo vigevanoprimaditutto@gmail.com, i primi sono già arrivati».
Le prospettive del settore
Purtroppo lo scenario è davvero buio. «Siamo di fronte ad una situazione di stagnazione dell'economia, in particolare del settore calzaturiero – dice Luigi Grechi, presidente di Confartigianato Imprese Lomellina -. Quindi in questo momento credo che sia veramente molto difficile trovare una soluzione per queste maestranze perché molte aziende hanno attivato la cassa integrazione, altre hanno sospeso l'attività lavorativa, e in tutto il Paese c'è un calo piuttosto marcato degli ordini. Anche nelle Marche, per esempio, parlando con il mio collega di Confartigianato, stanno chiedendo lo stato di crisi del settore. Quindi non è un tema solo vigevanese».
E la vicina Parabiago? «È nella stessa situazione – risponde Grechi -. A questo poi si aggiunge l’altro problema: queste maestranze sono persone sui cinquant'anni, che sanno fare scarpe in quel modo. Riqualificarsi in un altro lavoro, dall'oggi al domani, non è cosa semplice. In più siamo di fronte ad un cambiamento tecnologico fatto, con l’intelligenza artificiale che sta entrando a gamba tesa in tutti i processi produttivi. Queste persone dovranno sviluppare nuove capacità professionali. Ma quali? Forse l’unica risposta sensata è quella di provare a mettersi in gioco anche con lavori umili per cercare di superare questo periodo».
Non solo Moreschi, la nube nera sembra che investirà anche altre realtà. «A questo punto – conclude il presidente di Confartigianato - l'unica soluzione è che siano attivati, per quanto sia possibile, tutti gli strumenti di protezione sociale, dalla Naspi a tutto il resto per cercare di dare un sostegno a queste persone. Poi dovremo pensare tutti insieme a dei percorsi di riqualificazione, e, magari, dovremo anche sederci a un tavolo e cercare di ragionare». —
Selvaggia Bovani
