foto da Quotidiani locali
PAVIA. Tutti assolti. La Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado per i quattro imputati coinvolti nell’inchiesta per turbativa d’asta in reazione alla cosiddetta “gestione calore” di Asm Pavia, un appalto da 18 milioni di euro per assegnare il servizio di riscaldamento in alcuni edifici pubblici.
La decisione degli ermellini, arrivata nella serata di mercoledì, riguarda Claudio Tedesi, 61 anni, residente a Binasco, all’epoca dei fatti direttore generale di Asm Pavia che per questa vicenda era stato anche arrestato, l’avvocato di Asm Marcello Rainò, 63 anni, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio legale di Asm, e i due imprenditori Bruno Silvestrini, 78 anni di Pavia e amministratore delegato della società E.T.I a cui era stato affidato l’incarico di sostituzione degli impianti di riscaldamento, così come Gabriele Felappi, imprenditore 50enne di Piancamuno (Brescia) e amministratore delegato della società Antas Srl.
L’inchiesta madre
Il filone di indagine era stato aperto in relazione all’inchiesta madre su Asm Pavia, che nel 2017 aveva portato alla scoperta di un buco nei conti dell’azienda di via Donegani. La procura ipotizzò che gli imputati con ruoli diversi, turbarono nel 2015 la gara, gestita da Asm Pavia, per l’installazione delle caldaie negli edifici pubblici del Comune di Pavia (da qui l’accusa di turbativa d’asta).
In relazione a questa gara avevano, secondo l’accusa sostenuta dalla procura, distratto 250mila euro dalle casse di Asm, affidando sistematicamente alla società E.T.I di Silvestrini l’incarico di sostituire impianti di riscaldamento che, invece, sarebbero stati riparabili con una spesa molto più contenuta.
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Per l’accusa gli imputati avallarono l’affidamento di lavori ordinari e straordinari, di appalti della gestione calore sempre del Comune di Pavia, alla E.T.I senza ricorrere a procedure di appalto pubblico.
In primo grado le contestazioni ressero per Tedesi (condannato a 4 anni), per Silvestrini e Felappi mentre Rainò fu assolto. In appello, però, i giudici di Milano ribaltarono tutto: quattro assoluzioni. Secondo la Corte di Appello non ci fu alcun condizionamento della gara.
Un verdetto, però, che la Procura generale non condivise. Da qui il ricorso in Cassazione. Gli ermellini avrebbero potuto annullare la sentenza con rinvio alla Corte di appello, invece hanno ritenuto «inammissibile» il ricorso.
Per gli stessi fatti, peraltro, in primo grado era stato assolto anche l’ex consulente contabile di Asm, Pietro Antoniazzi. Sentenza non appellata dalla procura e quindi divenuta definitiva.
Le difese
Soddisfatti gli avvocati degli imputati: Alessandra Stefano e Carlo baccaredda Boy per Rainò, Matteo Uslenghi e Valerio Spigarelli per Tedesi, Giuseppe Madeo e Maria Cristina Anelli per Silvestrini, Luisa Mazzola e Roberto Rovero per Felappi.
«Una decisione ormai attesa, che tuttavia va letta molto bene: Claudio Tedesi è innocente una volta per tutte e rispetto a qualunque accusa – dichiara il suo legale, Uslenghi –. Nove anni, tre processi, due misure cautelari, quasi un anno e mezzo senza libertà, un licenziamento, famiglia e professione segnate definitivamente: tutto questo è stato un errore. Tanto più grave perché ha colpito chi Asm la stava dirigendo davvero molto bene, quando a ottobre 2015 aveva denunciato senza esitazioni ciò che aveva scoperto e si era doverosamente affidato alla Procura». —