VIGEVANO. Quando dal fango nasce l’amore. È la storia di Cristina Nulchis, una delle fondatrici dell’associazione vigevanese Mama Yovò, e Andrea Pelizza, vigile del fuoco di stanza a Pordenone. Entrambi, l’anno scorso, erano andati nell’Emilia alluvionata: lei come volontaria per dare una mano, lui prima con la task-force attivata a seguito dell'emergenza, poi tornato più volte da volontario. E così, tra stivali di gomma, fango e pale è sbocciata la loro storia amore.
Ancora oggi il loro luogo del cuore è Forlì, città del primo bacio, e proprio qui hanno deciso di trasferirsi. Cristina, prima di trasferirsi a Forlì faceva la baby sitter, ora fa l’operaia stagionale. «È un lavoro che mi consente di partire per le missioni di Mama Yovò – spiega Cristina –. Ad aprile andremo in Uganda, dove assistiamo diversi bambini. Io, per esempio, ho preso a sostegno una bimba che ora è molto legata anche ad Andrea, che ormai è un “Mama Yovò” come me ed è già venuto in Uganda ad ottobre. La nostra bambina compirà sei anni proprio ad aprile».
Ironia della sorte, Mama Yovò quest’anno ha anche ricevuto il Testimone del volontariato, un riconoscimento che ogni anno passa da un’associazione all’altra e sottolinea l’impegno che ciascuno dedica agli altri. Mama Yovò, che è un’associazione no profit che vuole aiutare le realtà più fragili attraverso missioni umanitarie, opera soprattutto in Africa, in particolare in Benin e in Uganda, dove si occupa di bambini e donne in difficoltà.
Le missioni
«Io sono di Biella – racconta Cristina –, ma ho conosciuto la presidente Antonella Trentin, di Vigevano, quando è scoppiata la guerra in Ucraina e avevamo fatto una missione insieme. Da lì è nato tutto: le missioni in Africa e poi l’Emilia. Quando sono arrivata, a maggio con Mama Yovò, siamo scesi con i furgoni per dare una mano. Eravamo carichi di beni: cibo, detergenti, abbigliamento. Dovevo rimanere solo qualche giorno, ma dal bisogno che c'era, alla fine sono rimasta fino a luglio».
Adesso Andrea e Cristina hanno deciso di rimanere nella città che li ospitava da quel 27 maggio e convivono in viale Bologna, proprio quello in cui è nato l’amore.
Colpo di fulmine
«È in quel magazzino che io e Andrea ci siamo conosciuti – confessa Cristina –. Restare a Forlì è stata una scelta naturale. Quando Andrea ha cominciato a parlare di un possibile trasferimento a Biella, io mi sono opposta. Non volevo che fosse lui il solo a sacrificarsi, a rinunciare alla sua vita per venirmi incontro: doveva essere un nuovo inizio per entrambi. Forlì mi sembrava l'idea giusta, un modo per ricambiare l'accoglienza di cui ho goduto in questi mesi: sono tante le famiglie che mi hanno ospitata, io non mi sarei potuta permettere una sistemazione in hotel. Dal 10 gennaio abbiamo entrambi la residenza». «Quando l'ho visto per la prima volta - dice Andrea - non potevo credere ai miei occhi. Poi quando ho rivisto le diverse foto che ho scattato per documentare il disastro che l'alluvione aveva provocato ho realizzato che, senza saperlo, ho fotografato tutti i luoghi in cui io e Cristina ci saremmo poi ritrovati assieme. È difficile da spiegare, sembrava tutto scritto».
