foto da Quotidiani locali
PAVIA. La Shoah ha radici molto lontane, sebbene lo sterminio abbia il volto del male per eccellenza, quello di Adolf Hitler. Nel Giorno della Memoria, celebrata venerdì nell’aula magna del Ghislieri, il relatore ufficiale Ugo Volli, professore di Filosofia e della Comunicazione all’Università di Torino, sceglie parole e immagini forti per ricordare l’Olocausto. Nella sala, per metà gremita dai ragazzi delle scuole, si interrompe anche l’inevitabile chiacchiericcio di qualche studente quando sullo schermo sfilano le immagini dei lager, dei vagoni piombati, delle fosse comuni.
I relatori
Prima di Volli, è il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, a ricordare «il periodo più cupo della storia recente» citando e ricordano, a più riprese, le parole di Liliana Segre, insignita della benemerenza di San Siro nel 2020. Cita Sant’Agostino la prefetta Francesca De Carlini, menzionando il «potere della memoria». Ricorda la forza della nostra Costituzione e la lungimiranza dei padri costituenti Giovanni Palli, presidente dell’amministrazione provinciale, richiamando soprattutto l’articolo 3 della Carta dove si parla di «uguaglianza di tutti i cittadini senza alcuna distinzione».
Le struggenti note dei brani musicali scelti ed eseguiti dagli studenti del liceo musicale Cairoli precedono e accompagnano le parole degli altri relatori, fra cui il delegato della consulta provinciale degli studenti perché il testimone della memoria è già nelle loro mani. Nell’aula magna, a più riprese, risuonano i nomi del cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, dello scrittore Primo Levi.
Il testimone ai ragazzi
«Voglio parlare ai ragazzi – ha sottolinea Volli – perché questa è una giornata per loro». Non fu, dice, la follia di uno a portare all’orrore. Il professore ricorda uno degli episodi più noti in provincia di Pavia di intolleranza contro gli ebrei. «Successe ad Arena Po e l’anno era il 1479». Ripercorre la storia, le svolte che portarono alla Germania nazista. E a quella «complice, dell’Italia fascista». Lui, triestino, ricorda la risiera di San Sabba, trasformata in campo di concentramento. Una storia che si intreccia con i drammatici eventi di oggi, a partire dall’attacco di Hamas dell’ottobre scorso come testimonianza che «non è finito tutto nel 1945».
Ma riporta, ancora, a quel periodo la testimonianza di Guido Magenes, delegato Aned (associazione ex deportati). «Il giorno della memoria – ha detto – non è solamente il ricordo dello sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, ma è di tutti gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte: accanto agli ebrei, antifascisti e oppositori politici del regime di ogni ceto sociale, partigiani combattenti».
Ricorda il padre e Ferruccio Belli, deportato politico pavese, «che incontrò, il suo aguzzino prigioniero ma rinunciò ad una facile vendetta perchè consapevole che la nuova convivenza doveva necessariamente affrancarsi dalla violenza e dalla sopraffazione». A fine cerimonia, la prefetta ha consegnato 6 medaglie d’onore ai familiari dei deportati nei lager.