PAVIA. «Dopo l’impatto il primo pensiero è andato a mia figlia, che era sul seggiolino della bici. Tremavo di paura per lei». All’indomani dell’incidente che l’ha coinvolto in via Olevano, Nunzio Catalano, 42 anni, ha scelto di raccontare la brutta esperienza di cui è stato protagonista, l’ennesima accaduta a Pavia: una delle città meno sicure della Regione stando ai dati sulla sicurezza stradale.
Il miracolo, se vogliamo, sta nella dinamica dell’impatto avvenuto martedì mattina intorno alle 7.30: l’auto che usciva da via Rossi ha colpito la bici di Catalano sulla ruota anteriore, piegando il cerchio ma scongiurando urti contro il seggiolino: «Non è una città per biciclette, non si respira percezione di sicurezza che ti invogli a lasciare a casa l’auto. Usare la macchina il meno possibile è per me una scelta di vita, ma a volte quando vado in giro ho paura». Catalano racconta l’incidente stradale che ha subito martedì insieme a Elide, tre anni, la più piccola delle sue tre figlie che non ha perso il sorriso, nonostante lo spavento. Come ogni mattina, l’insegnante di tedesco al Cairoli e al Bordoni stava accompagnando la bimba all’asilo di via Olevano. Ma il tragitto di routine è stato interrotto dall’impatto con un’auto sbucata da via Rossi: traversa piccola e stretta che non offre una buona visibilità su via Olevano – strada con precedenza – anche per via dei parcheggi a ridosso dell’incrocio.
Luci e caschetto
«Era ancora buio, io avevo le luci e la bimba indossava il caschetto. Stavo risalendo la strada in direzione Mirabello quando ho notato la macchina in immissione – racconta Catalano – ho visto la signora alla guida che guardava verso di me, ma evidentemente non mi avrà notato visto ciò che è accaduto pochi attimi dopo. Poi si è girata per controllare la corsia opposta e ha continuato la manovra, così mi ha urtato e io e mia figlia siamo finiti a terra». Solo la velocità ridotta dovuta alla manovra ha scongiurato conseguenze peggiori per Catalano e sua figlia. «Non voglio nemmeno pensare alle conseguenze di un incidente diverso, di un impatto appena più forte o non localizzato nella parte anteriore della bici». Poi le cure al San Matteo: «Quando siamo arrivati in pronto soccorso la bambina piangeva spaventata – aggiunge l’insegnante – poi per fortuna, si è messa a giocare: quello con i pensieri in testa ero io. Adesso è serena, anche se ieri abbiamo deciso di non portarla all’asilo. Dall’incidente ne sono uscito con qualche ecchimosi, ma ringraziando il cielo io ed Elide stiamo bene».
Una scelta di vita
Per Catalano, siciliano di origine, cresciuto a Colonia fino a 23 anni e poi trasferito a Pavia per studiare lingue, la bicicletta è una scelta di vita: «Io e mia moglie la usiamo tutti i giorni, e tutte le mie figlie sono state educate a usarla fin da piccolissime. Ne ha una anche Elide, che com’è ovvio usa per gioco vista l’età. Crediamo nella salvaguardia dell’ambiente, usando l’auto il meno possibile e quasi sempre per tragitti lunghi fuori dall’ordinario. Sono cresciuto in Germania fino all’età adulta, dove pedalavo per sette chilometri diretto verso la scuola».
È anche sulla base di questo confronto che Catalano afferma: «La città non ispira sicurezza per chi va in bici, a Pavia sembra quasi che non ci sia cultura della mobilità sostenibile e sicura». Ma nonostante il brutto incidente che l’ha coinvolto, l’insegnante non ha intenzione di abbandonare le sue abitudini: «Farò molta più attenzione, certo, ma continuerò a utilizzare la bicicletta».
