Per le indagini ci sono state illecite sottrazioni di denaro dai conti in criptovaluta iniziate già con due attacchi nel luglio e nell'ottobre 2017: il titolare della piattaforma non avrebbe denunciato subito, ma in un secondo momento
FIRENZE. Una maxi truffa informatica da oltre cento milioni di euro. Un sistema che sembrava infallibile, ma che è si è rivelato tutt'altro che sicuro.
Va a processo a Firenze l’amministratore di una piattaforma web per criptovalute dove ci sarebbe stata la più grande frode informatica mai scoperta, equivalente a circa 120 milioni di euro. Lo ha deciso il giudice Angela Fantechi al termine dell'udienza preliminare confermando tutte le accuse - frode informatica, bancarotta fraudolenta, violazione delle norme sull'intermediazione finanziaria, autoriciclaggio - ipotizzate nell'inchiesta della polizia postale di Firenze, che ebbe il supporto dell'Fbi e che è stata coordinata dai magistrati Gabriele Mazzotta, Sandro Cutrignelli e Fabio Di Vizio della procura di Firenze. Prima udienza il 13 settembre. L'imputato, Francesco Firano, 35 anni, è ritenuto responsabile di un "buco" in moneta cripto, la Nano Xrb, sulla piattaforma informatica "Bitgrail", con oltre 230mila risparmiatori danneggiati nel mondo. Lui stesso denunciò nel 2018 il furto da parte di hacker, che avrebbero "bucato" Bitgrail, ma poi gli accertamenti investigativi hanno stabilito una realtà diversa, ossia la bancarotta della società di gestione delle operazioni di exchange (cambiavalute) e la frode ai clienti.
Per le indagini ci sono state illecite sottrazioni di denaro dai conti in criptovaluta iniziate già con due attacchi nel luglio e nell'ottobre 2017. Secondo gli inquirenti Firano sapeva degli ammanchi già in questo periodo e avrebbe omesso di mettere in sicurezza la piattaforma, accettando il rischio di altri attacchi, che poi ci furono, determinando così frode e bancarotta della sua società Bitgrail srl. La procura ha ipotizzato i reati sotto il profilo del dolo eventuale, in concorso con ignoti. Firano è difeso dagli avvocati Giovanni Sarteschi e Francesco Ballati i quali negano che il 35enne si sia accorto degli ammanchi se non nel 2018 quando ha denunciato il furto, anche per questo è stato deciso di seguire il rito ordinario. I difensori hanno anche evidenziato che la bancarotta della srl è stato un danno economico per l'imputato poiché nel lungo periodo avrebbe ottenuto più guadagni dalle commissioni che non a partecipare alla sottrazione della maxi-somma come sostiene l'accusa.
Inoltre, sempre nelle ricostruzioni dell'accusa hanno osservato che mentre le distrazioni di somme on line dalla piattaforma Bitgrail continuavano nel tempo, l'amministratore Firano, che aveva denunciato attacchi di pirati del web, avrebbe continuato a percepire i profitti delle commissioni dei clienti a cui celava la situazione reale. L'indagine in questo senso avrebbe dato altre sorprese, rivelate di recente dagli investigatori nell'ambito dell'udienza preliminare. In un supplemento investigativo, procura e Polposta scoprirono il file cancellato di un programma-fantasma, denominato Fix balance. Era una specie di "comando" informatico che l'imputato avrebbe usato per correggere le operazioni in modo che i clienti vedessero i conti in ordine mentre invece non sarebbe stato così. Infine, sempre di recente sono entrate nei capi di imputazione delle vendite allo scoperto delle criptovalute, che si configurano come distrazioni patrimoniali tali da rafforza re il reato di bancarotta. Bitgrail era una piattaforma dedicata allo scambio di criptovalute (per esempio, Nano Xrb per Bitcoin o viceversa), alla maniera di un cambiavalute tradizionale ma con monete tutte "cripto". La srl, che poi è fallita, percepiva notevoli ricavi grazie alle commissioni ottenute con l'offerta del servizio di intermediazione. Tra le parti civili adesso c'è la curatela fallimentare assistita in giudizio dall'avvocato Matteo Corri.