LIVORNO. Reinfettarsi si può. E non è un mistero. Più complicato è capire quanti sono coloro che, finora, hanno contratto il Covid già due – o peggio – tre volte. Un numero tondo non c’è. O meglio, sembra che non sia al momento disponibile a livello locale. Ma c’è una stima, che si allinea con le cifre comunicate, a livello nazionale, dall’Istituto superiore di sanità. Risulta che circa il 4 per cento dei casi, colpito dalla variante Omicron, si era già infettato in passato.
«Ma potrebbe essere una percentuale sottostimata, considerando che ci sono molti casi di positivi, asintomatici, a cui non viene diagnosticato il Covid perché, stando bene, non si fanno il tampone». A offrire una panoramica della situazione è Massimo Angeletti, coordinatore dei medici di medicina generale e segretario provinciale della Fimmg, il principale sindacato che riunisce i medici di famiglia. I medici di base non hanno una statistica definitiva, ma hanno a che fare con i loro pazienti ogni giorno e un’idea se la sono fatta.
«È molto difficile stabilire quanti siano esattamente coloro che si reinfettano – spiega – proprio perché esiste una percentuale di positivi, tra cui reinfettati, di cui ignoriamo l’esistenza. Per cui la percentuale potrebbe essere più alta del 4/5 per cento. A noi capitano casi di persone che si sottopongono al tampone pur stando bene e poi risultano positivi. Questo ci fa pensare che, appunto, ci sia un sommerso che non viene conteggiato nelle statistiche sulla pandemia».
Chi si è reinfettato con Omicron, però, ha avuto sintomi più lievi rispetto a quelli causati dal virus contratto durante le precedenti ondate. «Normalmente chi si reinfetta ha meno sintomi della prima volta. O è asintomatico». È anche vero che «questa variante è meno aggressiva». Cosa che conferma anche il dottor Stefano Berni, medico di famiglia che opera a Collesalvetti.
«Adesso abbiamo soprattutto casi di positivi over 80 che si sono vaccinati con terza dose tra ottobre e novembre. Ma sono tutte persone che stanno bene. I sintomi sono minimi e nessun paziente è finito in ospedale. Abbiamo avuto tutte forme gestite a casa e solo in un caso sono stati somministrati antivirali. Per quanto riguarda i miei pazienti, invece, le reinfezioni saranno un 2 per cento dei casi».
Un’altra caratteristica della variante Omicron è il minor numero di conseguenze lasciate sul lungo periodo.
«Con le altre varianti c’era un 10 per cento di persone colpite dal long Covid, adesso sono molte meno», spiega Carlo Fredianelli, coordinatore dei medici di famiglia di Collesalvetti. E lo conferma anche Angeletti: «Ultimamente vediamo molti meno casi di long Covid rispetto al passato – spiega il medico –. Questo a fronte di una maggior quantità di positivi. Nella maggior parte dei casi le guarigioni non lasciano strascichi particolari».
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