LIVORNO. Quando l’hanno chiamato nel cuore della notte per dirgli che suo figlio era stato portato all’ospedale ha avuto un tuffo al cuore. Poi gli è stato detto che cosa era successo. E ha provato tanta rabbia. «Nessuno ci ha contattati. Non c’è stato un genitore che abbia chiesto scusa per quello che hanno fatto i figli. O che si sia interessato delle condizioni di mio figlio. Lo trovo vergognoso».
A parlare è il padre del 17enne lucchese che è stato accerchiato e aggredito dal branco sull’isola di Capraia nella notte tra sabato e domenica scorsi. L’uomo, di cui omettiamo il nome per tutelare il minore, è arrabbiato, incredulo e preoccupato. Il figlio, lo ricordiamo, era sull’isola perché la sua classe stava partecipando a un progetto di scuola outdoor.
«È successo – racconta il padre – che una decina di ragazzi, che parevano non essere esattamente lucidi, ha infastidito e molestato le ragazze (della scolaresca lucchese, ndr) e anche una insegnante. Mio figlio le ha difese e da quel momento è stato preso di mira». Era passata da poco la mezzanotte e tutto si è svolto nella piazza. «L’insegnante ha detto ai ragazzi di tornare dentro (gli studenti alloggiavano negli appartamenti in piazza, ndr)e così hanno fatto. Mio figlio aveva un pallone da basket ed è andato a recuperarlo. A quel punto l’hanno accerchiato. Preso a pugni e a calci».
Il ragazzo è stato soccorso da un’ambulanza della Svs e trasportato con l’elisoccorso Pegaso al reparto di chirurgia maxillo facciale dell’ospedale di Pisa, con la mandibola rotta e qualche livido sul corpo. «Ancora non è stato operato – dice il padre del 17enne –. Stiamo aspettando l’intervento». I carabinieri della stazione di Capraia, intervenuti in piazza per un sopralluogo, hanno poi denunciato sette persone per lesioni personali: tutti giovani capraiesi di età compresa tra i 16 e i 20 anni. La scolaresca di Lucca era arrivata in Capraia mercoledì scorso e sarebbe dovuta ripartire domani, ma il rientro è stato anticipato. «Hanno preso il traghetto ieri (domenica, ndr). Le sembra possibile che i ragazzi che hanno aggredito mio figlio abbiano preso lo stesso traghetto dei suoi compagni di classe? A me sembra incredibile». E c’è anche un’altra cosa che gli sembra incredibile. «Questi ragazzi oggi sono a scuola, come se non fosse successo nulla. Mio figlio, invece, è all’ospedale con la mandibola rotta. Inoltre i genitori di chi l’ha aggredito non si sono fatti vivi. Nessuno ha chiamato per scusarsi dell’accaduto. E nessuno si è interessato di sapere come sta mio figlio». L’uomo dice che procederà per vie legali. «Tutta questa situazione mi fa stare veramente male. Erano dieci contro uno. Mio figlio, accerchiato dal branco, ne è uscito con la mandibola rotta e ha rischiato di morire».
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