Suo il progetto dell’istituto Fermi, ma anche di molti altri palazzi: aveva 89 anni. Il decesso è inserito nel bollettino Covid
LUCCA. La città dice addio a Lamberto Molteni, architetto lucchese dalla spinta innovativa. Aveva 89 anni. La notizia della sua morte ha destato grande sconcerto: la sua figura garbata e discreta, il suo alto spessore professionale sono stati apprezzati da generazioni di lucchesi. Nel corso della sua carriera, infatti, Molteni è stato anche insegnante all’istituto d’arte Passaglia di Lucca. Da tempo combatteva con alcuni problemi di salute; il suo decesso risulta inserito tra le vittime del Covid: starà poi all’Istituto Superiore di Sanità stabilire se sia morto per o con il Covid. «È stato un architetto con la “A” maiuscola – lo ricorda con commozione il collega Elvio Cecchini, a lungo presidente dell’ordine provinciale degli architetti di Lucca –. Lamberto Molteni amava molto il suo lavoro. Era molto innovativo: ha portato a Lucca una ventata di architettura moderna. Una presenza sempre discreta, mai fuori dalle righe. Faceva il suo lavoro con misura e grande attenzione alla struttura architettonica che si stava evolvendo – sottolinea –. Non era facile realizzare quello che ha fatto lui insieme al fratello, anche lui architetto».
Tra le opere più note di Cecchini, la struttura dell’istituto superiore Fermi, il rifacimento, nel 2000, della piazza prospiciente il municipio di Capannori, ma anche tanti palazzi, come i due in piazzale Italia, la sede di una grande concessionaria a Guamo. «La sua – prosegue Cecchini – era un’architettura diversa, frutto di un’elaborazione culturale personale. Era una persona pacata e amabile, che ho avuto la fortuna di conoscere. Parlavamo spesso delle sue realizzazioni, io e mia moglie Angela, con Molteni e la moglie Lionella Nardi, anche lei architetto. Lavoravano insieme». Per l’architetto Angela Chiantelli, moglie di Cecchini, Molteni è stato una figura di riferimento fin dalla sua giovane età, quando era lei studentessa dell’istituto d’arte e lui insegnante di storia dell’arte. «Stimavo tantissimo Molteni – è il ricordo di Angela Chiantelli –, una persona di cui varrebbe tantissimo la pena parlare. È stato per me un grande maestro: gli sono rimasta affezionata anche dopo gli anni all’istituto d’arte».
Anche Serena Mammini, assessora all’urbanistica, ricorda con grande affetto la figura di Molteni. «Parlava con eleganza ed equilibrio – sono le sue parole –. Quel garbo misurato di chi sa tenere insieme la conoscenza e una cultura aperta al confronto e alla condivisione. Ricordo l'architetto Lamberto Molteni in un tardo pomeriggio del luglio 2018 alla Casa del quartiere di San Vito, il racconto delle evoluzioni dell'architettura contemporanea, le immagini del suo lungo e appassionante lavoro. Come quelle di una scuola, sentita come luogo di sperimentazione e convivenza: l'istituto Fermi, progettato a metà anni Settanta da Molteni insieme a Riccardo Evangelisti. Ma soprattutto ricordo la disponibilità all'ascolto, al non mettere punti definitivi a un linguaggio in continua metamorfosi. La sua intelligenza e sensibilità hanno lasciato impronte senza far rumore. Uno stile che va sempre più perdendosi insieme alle persone di pensiero come Lamberto Molteni. Professionisti che, come suo fratello Mauro Molteni, mancano, e molto».
I funerali di Molteni, che lascia un figlio, si sono svolti ieri, in forma strettamente riservata.
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