LIVORNO. «Non ne potevo più. Non ce la facevo più a vederla soffrire». Quando i soccorritori e i carabinieri varcano la soglia dell’appartamento al terzo piano del palazzo di via Inghilterra 85, un alloggio popolare del quartiere della Scopaia, Enrico Chiellini non fa che ripetere le stesse parole. È sotto choc dopo aver ucciso a coltellate la moglie Franca Franchini, 76 anni, la donna con la quale era sposato da 60 anni e che non poteva più vedere peggiorare di salute giorno dopo giorno.
Sempre più in difficoltà, con il sostegno del deambulatore anche fra le mura domestiche, dopo che si alza dalla poltrona e cade sul pavimento il marito decide di ucciderla con tre fendenti al petto, come riscontrato dal primo esame del medico legale. Usando un coltello per tagliare il salame, dalla lama di 20 centimetri, ritrovato e sequestrato dagli inquirenti a tre metri di distanza. Poi la telefonata al figlio Fabio: «Mamma è morta, vieni». E l’allarme, inizialmente molto confuso, al 112 e ai militari.
È questo lo scenario che emerge dopo l’omicidio – la cui notizia è stata anticipata ieri dal Tirreno – di Franca Franchini, la casalinga di 76 anni originaria di Collesalvetti ammazzata poco prima delle 21 di sabato scorso nell’abitazione coniugale alla periferia di Livorno, ora sequestrata. L’avanzare delle patologie, e le difficoltà del marito nel far fronte ai continui problemi di salute, lo avrebbero portato all’uccisione della moglie. E all’arresto in flagranza di reato con l’accusa di omicidio volontario. Enrico Chiellini, ex panettiere livornese di 83 anni con un passato da operaio e corriere espresso, dovrà restare agli arresti domiciliari a casa del figlio, in Borgo dei Cappuccini, ma è stato autorizzato dal pubblico ministero Niccolò Volpe al ricovero nel reparto di psichiatria, dove si trova tutt’ora.
Ad assisterlo, nell’interrogatorio avvenuto la notte scorsa nella caserma dei carabinieri, l’avvocata d’ufficio Paola Ciulli di Cecina. Dopo il delitto l’ottantatreenne ha subito ammesso le proprie responsabilità, ripercorrendo nel dettaglio la serata. La moglie che si alza dalla poltrona e cade sul pavimento. Poi il triplo accoltellamento al torace. Infine la chiamata al figlio e l’arrivo sul posto di un’ambulanza della Svs di via San Giovanni, con i volontari che si erano attivati nel soccorso per una persona in stato confusionale – e non per quello che poi si rivelerà un omicidio – che solo dopo aver alzato il maglione scuro per posizionare gli elettrodi sul corpo dell’anziana scopriranno le tre piccole ma profonde ferite al torace, dalle quali non era uscito molto sangue. Lo appureranno poi i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Livorno, guidati dal tenente Marco Saccà, in collaborazione col nucleo investigativo e sotto la regia del reparto operativo del comando provinciale, diretto dal tenente colonnello Armando Ago: la settantaseienne, dopo l’accoltellamento, potrebbe essere morta per un’emorragia interna.
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