PISTOIA. «Senta dottore, qui fuori ci sono le figlie della S., con il padre, si ricorda? Gli fa la soluzione?». «Sì, chiaramente, gli fo la soluzione fisiologica».
È il pomeriggio del 22 dicembre 2021. Registrati e ripresi dalle microspie piazzate dai carabinieri negli ambulatori per i medici di famiglia dell’ospedale di San Marcello pistoiese, a parlare sono Federico Calvani e una sua paziente, le cui generalità il medico no vax ha appena inserito nella piattaforma informatica del registro sanitario regionale dei vaccinati contro il Covid, simulando la somministrazione della prima dose. In sala di attesa, assieme al padre, ci sono due adolescenti. Dottore e paziente si riferiscono a loro. I genitori sono già stati lì, per ottenere il Green pass senza vaccinarsi, come tanti altri prima. Essendo adulti, è probabile che mantengano il segreto. Ma due ragazzine sarebbero in grado di farlo? Meglio non rischiare, meglio far credere loro di averlo fatto davvero il vaccino. In che modo? Come concordato con i genitori, con un’iniezione di innocua soluzione fisiologica.
A quattro giorni dal suo arresto – per i reati di falsità ideologica, peculato, truffa al sistema sanitario nazionale e omissione di atti di ufficio – continuano a emergere particolari scioccanti sulle prove che gravano sul 66enne medico di base della montagna pistoiese. Come le precauzioni adottate per non far trapelare la verità su ciò che accadeva nel suo ambulatorio. Tra cui simulare davvero la vaccinazione, attraverso un’iniezione di soluzione fisiologica, con chi era troppo giovane per garantire il silenzio assoluto, come, appunto, le due ragazzine portate nel suo ambulatorio dal padre il 22 dicembre. Con cui inscena una vera e propria recita.
«Si fa il vaccino?» dice loro. Per poi andare verso la borsa termica che contiene le dosi, fare finta di prelevare una boccetta, andare verso il lavandino, tornare con due siringhe piene di soluzione fisiologica e procedere con le iniezioni. E dopo aver inserito le generalità nel sistema informatico, dare loro anche delle rassicurazioni su quel particolare lotto di vaccino che ha lui: «Questa partita qui non fa niente di particolare, le prime davano un po’ di dolore al braccio», dice prima di invitarle a rimanere sedute in sala di attesa per dieci minuti. E poi, rimasti soli, al padre: «Vai, non s’è fatta una dose a nessuno».
Probabilmente quella non era stata la prima volta per lui. Già una settimana prima, parlando con una paziente che voleva sottoporre alla vaccinazione simulata il figlio minorenne, aveva accennato a tale procedura per «mantenere il segreto assoluto: si fa una bella punturina di fisiologica così è convinto di averlo fatto».
Come detto, Calvani è accusato anche di omissione di atti d’ufficio. Al momento, per un solo episodio, tuttavia inquietante: relativo a una sua assistita risultata positiva ai tamponi rapidi fai da te dopo le vaccinazioni simulate nel suo ambulatorio: anziché attivare la sorveglianza sanitaria, le aveva prescritto delle cure per una bronchite batterica, per aiutarla a salvare la faccia in paese e sul luogo di lavoro. Manifestando al telefono la preoccupazione che si possa spargere la voce: “Sta a casa perché non è vaccinata e ha il Covid”. Mentre sulla carta era stato lui a vaccinarla. Fatto sta che, passati un paio di giorni, dopo un altro tampone risultato positivo, anche se leggermente, al telefono la donna racconta ciò che il medico le ha detto: «Probabilmente ti sei fatta gli anticorpi da sola... Meglio così... I polmoni sono liberi, ti fa male perché hai tossito... Lunedì vai a lavorare tranquilla».
Oggi, probabilmente, sarà fissata la data dell’interrogatorio davanti al gip, ma, intanto, proseguono le indagini dei carabinieri, soprattutto per identificare (oltre ai 18 già indagati) chi ha ottenuto il Green pass con il vaccino simulato: oltre che dalla provincia di Pistoia, decine di persone arrivate sicuramente anche da quelle di Prato, Lucca e Pisa, grazie a un passa parola che si era diffuso rapidamente nel mondo no vax, attraverso amici degli amici e parenti. «Senta, mi ha mandato mio cugino, è venuto qui a fare il “vaccino”...» aveva esordito uno di loro entrando nell’ambulatorio del medico. Che aveva risposto: «Ho capito, il vaccino non si fa».
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