Bologna, 15 aprile 2016 - Nei centri per l’impiego è lampante l’atmosfera di demotivazione che regna tra gli operatori. Il ministro Delrio non vedeva l’ora di chiudere le Province, come la conquista di un trofeo personale, quando invece prima doveva avere già in mente dove collocare i dipendenti. Questo clima d’incertezza non porta da nessuna parte e l’incognita è davanti agli occhi di tutti.
Alberto Corli, Ferrara
risponde Beppe Boni, vicedirettore de Il Resto del Carlino
Oltre al Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, anche le Province cadranno sotto la scure della riforma del Titolo V: intanto la legge Delrio, entrata in vigore nell’aprile 2014, le ha trasformate in «enti territoriali di area vasta». La riforma ha i propri tempi senza dubbio. Ma fino ad oggi le ex Province hanno dato la sensazione di essere abbandonate a se stesse a cominciare dalla definizione burocratese.
Il governo si è preoccupato poco o nulla di definire con certezza dove finiranno i dipendenti, di come saranno riutilizzati gli immobili e inoltre molte funzioni destinate a passare alle Regioni sono ferme a metà del guado. Risultato: i ritardi e le conseguenze della malaburocrazia finiscono per ricadere come sempre sulle braccia del cittadino. Le ex Province per ora sono un esercito senza ordini.
beppe.boni@ilcarlino.net