TRIESTE Si è spento nella notte fra martedì e mercoledì a ottantanove anni Eugenio Petz, cardiologo conosciutissimo in ambito triestino e ricordato con affetto da molti dei suoi ex pazienti e colleghi.
Fra i protagonisti della medicina triestina negli anni Settanta e Ottanta sotto la guida di Fulvio Camerini, Petz ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio delle tecniche di elettro-stimolazione, ricoprendo un ruolo decisivo per l’affermazione a Trieste dei pacemaker e dei defibrillatori come strumenti di prevenzione.
Nato a Pola e di famiglia istriana, Petz era figlio d’arte: il padre, al tempo, era stato un importante radiologo, avviando Eugenio agli studi scientifici. Dopo aver frequentato le scuole a Trieste, Petz – come altre figure molto note dell’ambiente quali Giorgio Musitelli e Paolo Cortivo – si era laureato all’Università di Perugia, tornando poi nel capoluogo giuliano ed entrando nel reparto cardiologia del vecchio ospedale Maggiore in via Pietà. Qui ha trascorso tutta la sua vita professionale, prima come collaboratore di Camerini e, successivamente, di Gianfranco Sinagra.
Sono tre gli aggettivi scelti dal professor Sinagra per descrivere il carattere e l’attitudine del collega Petz: «concreto, pragmatico e garbato». Alla «signorilità» nel rapporto con amici e colleghi, Petz nel ricordo di Sinagra affiancava una «generale disponibilità al trasferimento di conoscenze», distinguendosi sempre per «operatività e concretezza».
Oltre alla persona, a restare impressi negli annali della cardiologia triestina sono i contributi professionali di Petz. A partire dall’utilizzo del pacemaker, di cui Petz è stato un autentico «pioniere» come indicato da Sinagra: «È stato lui a introdurre negli anni Settanta – spiega l’attuale direttore del Dipartimento cardiotoracovascolare – le tecniche di elettro-stimolazione e gli impianti di pacemaker, seguendo passo dopo passo la loro evoluzione».
Ma ancor più decisiva è stata la spinta, negli anni Ottanta, per l’affermazione dei defibrillatori impiantabili: «È stato fra i primi in Italia – osserva Sinagra – a cogliere l’innovazione rivoluzionaria che essi rappresentavano per la prevenzione della morte improvvisa».
Un’intuizione che, presto, è diventata una realtà per centinaia di pazienti, tanto che essi avevano coniato un originale gioco di parole: «dicevano di avere un “petzmaker”», racconta Sinagra con un sorriso. Un riconoscimento figlio anche del carisma di Petz, «incapace di invidie e competizioni, concentrato com’era sulle sue attività». «Un vero personaggio», sintetizza Sinagra. Dopo la pensione, Petz ha continuato in anni recenti a portare il suo contributo alla città. «È stato sempre presente in iniziative per l’educazione di comunità al trattamento dell’arresto cardiaco», ricorda Sinagra. Nei prossimi giorni il funerale.
