foto da Quotidiani locali
MONFALCONE. Esplicite richieste di natura sessuale, accompagnate da molestie e minacce, da parte del suo superiore. La donna, 40enne, è piombata in una spirale senza via d’uscita. Il prezzo da pagare sarebbe stato il licenziamento. Paura, ansia, sofferenza emotiva, psicologica e fisica. S’era ridotta a un fuscellino. È durato oltre un anno, da ottobre 2021 fino a gennaio 2023, il giorno in cui le è stata consegnata la lettera di rescissione del contratto, inquadrata come responsabile di un punto vendita nel centro commerciale Belforte.
Il 14 giugno, l’uomo, capo Area Manager per il Triveneto, sarà chiamato a rispondere davanti al Tribunale in relazione all’ipotesi di reato di stalking aggravato. Il Gup Flavia Mangiante lo scorso 14 maggio ne ha disposto il rinvio a giudizio, la data fissata in tempi rapidi trattandosi di “codice rosso”. La donna si è costituita parte civile, rappresentata dall’avvocato Elisa Moratti, del Foro di Gorizia. Le ipotesi di accusa, all’interno del fascicolo del sostituto procuratore Ilaria Iozzi, danno la misura della delicata vicenda. Si parla di «condotte reiterate di molestia e minaccia» nei confronti della lavoratrice, «cagionandole un perdurante stato di ansia».
Di «proposte insistenti di avere rapporti sessuali, tentando anche, in almeno due occasioni, di cingere la donna a sé, toccandole altresì la spalla, costringendola più volte a seguirlo fuori dal negozio con il pretesto di intrattenere rapporti di lavoro», ipotizza il pm. In oltre 10 anni la donna ha costruito una carriera ottimale, non erano mancati encomi e comunicazioni di elogio da parte della società per la sua competenza e professionalità nel settore organizzativo del negozio, fino a conquistarsi la funzione di responsabile. L’uomo in questione ai primi di ottobre 2021 aveva assunto l’Area Manager del Triveneto del Gruppo, che annovera una fiorente catena di negozi, con la vendita di prodotti di alta qualità. L’Area Manager è una figura strategica all’interno di un’azienda. Il compito è quello di effettuare visite, a cadenza regolare, nei negozi rientranti nella zona di competenza. Per la donna sarebbe stato l’incipit del suo “calvario”.
Non era trascorso molto tempo quando sarebbero iniziate le asserite “avances”, sempre più pesanti e dichiarate, nell’alternarsi a momenti o periodi di tranquillità, grazie alle ferie, alle giornate libere, o comunque rispetto alle visite cadenzate del manager, consistenti in media in qualche ora di presenza, più volte al mese. E se non erano molestie o minacce, sempre secondo l’ipotesi di accusa, erano gli inviti al bar o a pranzo all’interno del centro commerciale per ragioni di lavoro, mentre la discussione avrebbe assunto tutt’altra piega.
Sarebbe capitato pure che l’uomo le rivolgesse apprezzamenti imbarazzanti sull’aspetto fisico, oltre a denigrarla apertamente in merito al suo operato davanti al personale del negozio. Critiche e giudizi negativi sarebbero stati espressi dal suo superiore anche durante le riunioni con gli altri manager. I rimproveri avevano inciso sull’autostima della donna, provocandole pure senso di colpa nel mettere in dubbio la propria efficienza. Il tutto fino a balenarle il rischio di dover abbandonare il lavoro proponendole, “in aiuto”, di chiedere trasferimento in altra sede (comunque nel raggio di competenza dell’uomo), facendo in modo di evitarle il licenziamento. La donna si è spenta come una fiaccola senza ossigeno, il dimagrimento era diventato oltremodo visibile.
Prosciugata di ogni energia, aveva rasentato l’angoscia di recarsi al lavoro, lei che lo amava così tanto. Ha dovuto ricorrere ad un supporto psicologico. Licenziata nel gennaio 2023, s’è affidata all’avvocato Moratti per sporgere denuncia-querela in Procura. Attualmente ha trovato un lavoro stabile, a tempo indeterminato, nell’area friulana, in tutt’altro settore. Spetterà ora al processo sviscerare fatti e circostanze nel contraddittorio delle parti.