foto da Quotidiani locali
BELGRADO Sulla carta una rotta prosciugata negli ultimi mesi; ma in realtà tanti piccoli rivoli secondari continuano a condurre migranti nel cuore dell’Europa più ricca, anche se certamente con numeri più bassi che in passato. Si può sintetizzare così lo stato delle cose sulla “Balkan Route”, otto-nove anni fa trafficatissima “autostrada” che portava decine di migliaia di profughi in fuga da fame e soprattutto guerre verso la Ue.
Nel 2024 il quadro è radicalmente cambiato. Lo ha certificato ieri l’agenzia Ue per la protezione dei confini, Frontex, in un nuovo bollettino che fa la conta dei cosiddetti «attraversamenti irregolari delle frontiere Ue», un dato sicuramente più basso di quello reale, tenuto conto dei tanti che riescono sempre a sfuggire ai controlli. Nondimeno, i numeri resi pubblici da Frontex confermano che la Rotta balcanica è sempre meno attrattiva. Tra gennaio e aprile infatti sono stati solo poco più di 7 mila i rintracci nei Balcani occidentali, con un -69% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta «del più forte calo fra tutte le maggiori rotte migratorie» verso il Vecchio continente, ha specificato Frontex, che ha calcolato in -23% la decrescita generale degli arrivi verso l’Europa. E si tratta della dimostrazione di «una tendenza in calo» osservata già nei mesi precedenti nei Balcani, ha aggiunto l’agenzia con quartier generale a Varsavia.
Come spiegare la flessione negli attraversamenti irregolari rilevati dalle autorità nella regione? Frontex non ha dato spiegazioni, ma con alta probabilità molto dipende da un mix di concause. Fra quelle più importanti, lo stop all'ingresso senza visti per molti stranieri extra-Ue e i controlli rafforzati in Serbia, che nei mesi scorsi ha fatto un “repulisti” di migranti e profughi nelle aree a nord, al confine con l’Ungheria, una via sempre meno battuta.
Lo confermano anche Ong autorevoli presenti sul terreno, come Klikaktiv, che nei giorni scorsi ha informato che «nelle ultime settimane» i suoi team sul campo hanno verificato che la gran parte degli stranieri presenti in Serbia oggi «vogliono proseguire il viaggio via Bosnia-Erzegovina» e non più via Ungheria, strada troppo rischiosa e controllata. Nuova-vecchia rotta in direzione Bosnia che è tuttavia molto costosa. «Aspetto che la mia famiglia mi mandi dei soldi, servono 500 euro per entrare in Bosnia e 2.500 fino all’Ue», ha raccontato il siriano Abbas a Klikaktiv.
Un anno fa, invece, i passeur chiedevano solo 50 euro per il passaggio da Serbia e Bosnia, ha svelato l’Ong, che ha suggerito che il calo nei rintracci sarebbe dovuto anche alle posture sempre più dure dei Paesi Ue, che vogliono «tenere i rifugiati fuori dal loro territorio». Rotta bosniaca assai più cara e tornata in auge è un fenomeno confermato anche dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che, nell’ultimo rapporto disponibile sui Balcani, ha segnalato un +22% di arrivi in Bosnia a marzo (circa 2mila persone, in gran parte siriani, afghani e turchi).
Ma il calo nei Balcani potrebbe essere dovuto anche ai controlli rafforzati, con sostegno Frontex, in Albania e Montenegro, e pure in Bulgaria e Romania. Calo che, va tuttavia sottolineato, non sembra riflettersi nel numero di arrivi al termine più settentrionale della Rotta, in Slovenia, a riprova che gli smuggler sono sempre più attenti a non farsi beccare, col risultato dunque di una probabile sottostima nel numero dei migranti in transito. Slovenia dove, solo tra gennaio e marzo, sono stati infatti quasi 10 mila i migranti rintracciati, +18% rispetto al 2023. E ben 200 i passeur arrestati.
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