foto da Quotidiani locali
GRADISCA «Da queste parti sapete meglio che altrove quanto muri e confini abbiano fatto del male a intere generazioni. E invece è proprio qui, da questa provincia, che può partire il messaggio per un'Europa finalmente diversa: libera, unita e capace di suddividersi le responsabilità». Elly Schlein in provincia di Gorizia, dieci anni dopo. Ed è ancora una volta Gradisca la tappa del suo tour elettorale. Non solo in quanto cerniera di un territorio che si affaccia alla grande chance della Capitale della cultura Go!2025, ma anche località dei ben noti Cpr e Cara, facce antitetiche di una stessa medaglia: il fenomeno migratorio che interroga l'Italia e imbarazza la Ue.
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«Siete un territorio a grande vocazione umanitaria in un’Europa che deve saper restare un progetto di pace», afferma la segretaria del Pd al suo arrivo, quando a scaldare i cuori dei presenti ha già pensato l'eurocandidata isontina Sara Vito. Un incoraggiamento al candidato sindaco a Gradisca, Alessandro Pagotto («So bene che qui fate i conti con una destra particolarmente aggressiva, che agita lo spettro dell'immigrazione incontrollata e fa disinformazione») e Schlein – candidata a sua volta in Europa, ma non nella circoscrizione Nordest - affonda i colpi. «Il nostro governo nazionalista e sovranista parla di stop agli sbarchi, dichiara guerra alle Ong, arriva persino alla chiusura dei confini, come qui ben sapete. Ma i numeri dimostrano che ciò non ha sortito alcun effetto: con Meloni i flussi son persino aumentati».
Per Schlein il nodo migratorio può essere sciolto solo con approccio a più livelli. «Intanto un principio fondamentale - mette in chiaro -: chi entra in Italia, entra in Europa. E allora tutti i Paesi Ue devono suddividersi le responsabilità dell'accoglienza. A partire da chi invece erige muri, come il modello di riferimento della nostra presidente del Consiglio (chiaro il riferimento a Viktor Orban, nda). La sospensione di Schengen, al confine che si trova a pochi passi da qui, va nella stessa direzione. Non solo qualcosa di antistorico, ma pure poco lungimirante: si costringe a rimanere in Italia, alimentando tensioni sociali che a Gradisca conoscete bene, un gran numero di migranti che vorrebbe ricostruirsi una vita in un altro Paese dell'Unione. Ci si adoperi per istituire una missione europea per la ricerca e il soccorso in mare, e per un meccanismo di solidarietà congiunto. Non solo è possibile, ma è l'unica via. Chi ci governa, invece - è l'affondo nei confronti del ministro all'Istruzione Valditara - vorrebbe un tetto agli stranieri addirittura nelle classi. Non ci sono stranieri a scuola, solo bambini e bambine coi loro diritti».
E poi il totem della Bossi-Fini, «una legge che ha fabbricato e fabbrica volutamente illegalità, basandosi su un assunto improbabile: puoi entrare in Italia solo se hai un contratto di lavoro. Ma non ho mai sentito di un imprenditore che abbia chiamato in Senegal uno sconosciuto a caso per assumerlo».
In una giornata piovosa, la numero 1 del Nazareno tocca un gran numero di temi, dalla transizione green al lavoro e alla battaglia sul salario minimo, dalla scuola pubblica agli investimenti Next Gen Eu («fosse dipeso da loro ce li saremmo sognati: si astennero»), alla lotta «ai paradisi fiscali dentro la Ue». Ma quello più sentito è lo spunto sulla sanità: «L'ennesimo muro, il più inquietante: quello che tiene lontani i cittadini dall'accesso alle prestazioni sanitarie. Accade anche qui, col governatore Fedriga - attacca Schlein -: la privatizzazione strisciante del sistema sanitario è reale. Tagli ai bilanci, personale in fuga, liste d'attesa infinite. L'articolo 32 della Costituzione, il diritto alla salute, è calpestato».